126 )li 8of1solata istruzioni alcuni di questi poveri neri, a cui si direbbe che la Provvidenza riserbi una bella parte fra la loro gente. Or sono quattro giorni, avevo fatto dire ai miei uomini, fra cui due alunni catechisti, il Credo. Dopo non - lo feci più recitare fino ad oggi, ed in questo frattempo corressi una piccola frase verso il fine, per rendere più esatta la traduzione in kikùju. Ebbene uno dei catechisti, quan· tunque non sapesse ancora a memoria il Oredo, pure si accorse subito del lieve cambiamento· e me ne ·chiese il perchè. Non potei far a meno di lodarlo pubblicamente per la tenace sua memoria e per il buon uso che ne fa. « Stamane, scrive ancora lo stesso missionario, stanco di membra e di spirito dopo valicate parecchi colline e visitati molti villaggi con risultati negativi, giunsi in uno, il cui capo è un mundu mogo, cioè uno dei principali stregoni. Egli mi accolse cortesemente, attorniato dalle sue mogli e ragazzi e da molti suoi dipendenti, e dopo avere discorso un po' del suo bestiame, dei suoi raccolti di patate, miglio, ecc., gli chiesi se sapeva cosi bene le cose di Dio come s'intendeva delle sue pecore. Rispose subito che ne sapeva niente. - Pos· sibile, ripresi io, tu che sei un mundu mogo tanto reputato fra gli Akikùju!- Solleticato nell'amor proprio, o piuttosto per non far brutta figura davanti ai suoi, prese a farmi una lunga esposizione di tutto il suo scibile in materia, che in sos,tanza si riduceva a questo: esset·vi due Dei: uno in alto peri~ cose al disopra della superficie terrestre, ed uno in basso, entroterra, da cui vanno quelli che muoiono. Conchiuse la sua dissertazione con un'aria quasi trionfante, visto che io non l'aveva nè interrotto nè contraddetto. Allora risposi che sapevo già essere quella la loro credenza, ma che essi erano in un grande errore. E presi a rilevare una ad una le assurdità e contraddizioni di quelle dottrine, venendo poi ad una esposizione chiara dell'unità di Dio, della creazione dell'uomo, immortalità dell'anima, premi e castighi nell'altra vita, ecc. Pare che il Si· gnore mi assistesse 'particolarmente in questa occasione, poichè non ebbi mai così facile sulle labbra il linguaggio kikùj u; mai ebbi l'udienza così attenta; mai non fui sì bene compreso ed, a quanto pare, anche creduto. Naturalmente non mancarono le solite interruzioni puerili da qualcuno dei presenti: perchè hai tu così lunga barba, e noi no? e simili domande. strane, cui rispondevo senza scompormi, proseguendo poi come nulla fosse. Ci separamm() infine colla massima cordialità, anche da. parte ·del mundu mogo, impressionato egli pure come tutta l'udienza. « Mi conforta poi grandemente il modo con cui i miei operai imparano il catechismo e recitano il rosario. Sono così infervorati che oggi vollero recitarne due parti, anzichè una sola, come al solito. Stamane ne ammisi un() nuovo alla preghiera comune; bisognava vedere quali atti d'ammirazione faceva al sentir cantare il Pater in lingua kikùju! Non poteva stare in se stesso e pareva sollevarsi in un nuovo mondo. Alla fine mi si , avvicinò tutto commosso e mi disse: - Possibile che tu non sia che un uomo? Dove imparasti queste cose? - Sì, povera creaturat io non sono che un uomo, ma sono pure un messaggero di Dio, il quale si serve di m& e dei miei confratelli per chiamare te e la. tua gente a conoscere le dolcezze del suo cult() e del suo amore ». (ero~aca Men~i~ Jl del .8af1tuario ~ ~~~ ~Blazioni compendiate di grazie recenti DEllE QUALI FU CHIESTA LA PUBBliCAZIONE Ottiglio-Monferrato. - « Verso la fine del giugno 1902 fui presa da grave malessere, che mi cagionava frequenti svenimenti e mi ridusse ad estrema prostrazione. Dovetti éessare i miei studi, nè potei, dopo averli ripresi l'anno segue~te, continuarli lungo tempo. Ai primi di gennaio 1903 lasciai di nuovo la scuola per essere dai miei parenti affidata allecure del valente med'co locale. Per suo con-
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