()onsolata. Una singolare fiducia in Maria SS.; ,Ja ferma fede che nella sua nu0va incorona- :zione la misericordiosissima Regina di Torino avrebbe a larga mano sparse.g.razie straordinarie, animò la povera suora a chiederle .con un ardore intemm, colla 'certezza di es- -sere esaudita, quella sanità che l'arte umana ·dichiaravasi impotente a ridonarle. A ciò ·l'incoraggiava anchè il teol. Gambino, suo -confessore, il qua1e le promise che avrebbe disposto affinchè la processione a cui abbiamo .qui sopra accennato, cambiando il solito itinerario delle altre, passasse nella via ac- -canto al monastero, soggiungendo che forse appunto al suo passaggio Ii Consolata l'avrebbe guarita. Suor Cunegonda fece con tutto il possibile fervore, contemporaneamente ai buoni .èarignanesi, la novena in preparazione alla festa aspettata con santo desiderio. La sera della vigilia, dopoaverpregatocon veemente slancio, ~i addormentò nell'intima persuasione che \l'indomani sarebbe stata da Maria SS. risanata. Nell!t notte ebbe' un sogno, che se si può' l benissimo spiegare come originato dai pensieri e dalle forti impressioni di quei giorni, non lasciò di confermarla nella fiduciosa sua aspettazione. Vide ella l'effigie benedetta del'a Consolata sopra l'altare della parrocchia, al luogo in ·cui doveva essere collocato il nuÒvo quadro. Poi, ecco l'imagine poco per volta ·staccarsi dalla t ela su cui era dipinta, prendere aspetto e s_tatura di persona viva raggiante di chiara luce, tenendo fra mano un'ampolla misteriosa. «Mi s'accostò -così narra a questo punto la pia paziente- mi unse tutta la persona con il contenuto dell'ampolla, quindi mi disse: È giunto il giorno delia grazia, ·coraggio! ~. .Il seguente mattino, al suo risvegliarsi, suor Cunegonda si sentì alquanto migliorata;. potè alzarsi e fare la S. Comuni<:me, ma le t;na!rcavano ancora le forze, anzi quella mattina stessa ebbe un nuovo accesso dei suoi dolori accompagnati dai soliti vomiti. S'avvicinavano intan~o le "undici, ora in (lUi doveva sfilare la processio~e. Suor Cune- . gonda si recò ad una finestra per assistere al suo passaggio e si pose in preghiera, mettendovi tutta l'anima. S'avanzò il sacro cor• teo, transitò in lunghe file d'imponente de· coro; apparve infine, tra il maestoso accompagnamento del clero e del Vescovo benedicer~te, la sacra imagine.· L'ammal~~:.ta, al colmo delle pia commozione, ad essa rivolta disse: - Ecco, cara Consolata, è giunto il momento in cui mi dovete fare la grazia; me lo avete promesso e sono certa che non -mancherete alla vostra parola. - Quale misteriosa ope· razione celeste si compisse in quel momento, potrebbero dirlo soltanto gli angeli da Dio destinati a ministri della Madre sua SS. Appena passata la processione suor Cuneganda si sentì completamente guarita. Così dice la relazione a noi trasmessa e ratificata dei fatti; nessuna frase enfatica potrebbe, meglio di queste concise e sicure parole, mostrare la divina bellezza del fatto. La graziata, sebbene disposta al prodigio, non sapeva credere a se stessa: scomparsi i dolori, svanito ogni interno distùrbo, si senti come per incanto ritornate. le f9rze e -cosa affatto insolita-gli stimoli dell'al>:' patito. Quel giorno stesso volle mettersi in tutto e per tutto nelle regole della comunità, dopo più di cinque anni dacchè più non aveva potuto o'sservarle un solo giorno. L'indomani la campanella della sveglia la fece balzare dal letto, e da quel giorno fino al presente potè continuare la regolare osservanza, impiegandosi negli uffici della Casa al pari deile sue consorelle, e non serbando dei suoi passati, gravissimi malanni che il ricordo, fonte perenne di gratitudine a Maria Vergine. Rimasta ancora alquanto a Carignano, venne di nuovo per qualche tempo ali!!- Casa Madre di. Torino; fu pure per un mese ·all'educandato della villa Prever, attendendo sempre ai servizi più faticosi della cucina. Ora è tornata" a Carignano a compiervi le mansioni d'infermiera, senza avere, in tutto questo tempo e nelle permanenza nei diversi luoghi dove la chiamò l'ubbidienza, mai più sentito il più piccolo malessere.
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