Missioni Consolata - Marzo 1905

40 Jlt (Zof}SO{ata Q •scj; ~ o cristiani l'ultimo saluto al mondo: oh, è una tortura, quella, indescrivibile ! Pensando alla misericordia ricevuta sento in me rimescolarsi una moltitudine di affetti, ma non riesco ad esprimerli: non son degna di dare colle parole vita ai miei pensieri, di cantare le lodi, le misericordie di Maria SS. Consolatrice. Ma il mio cuore e l'anima mia SODO pieni di Lei; e se non mi è dato di porre il favore ricevuto in una cornice adatta alla sua grandezza., la semplice esposizione che ne ho fa.tta va.lga almeno a pubblicazione di grazia, a fa.r conoscere l'ardente mio desiderio che Maria SS. Consolatrice sia da tutti amata, ono· rata e con piena fiducia invocata nei più tristi frangenti della vita »; Pekino • Ospeaale di s. Michele, 2 Agosto 1904. GIUSEPPINA BIJNO. S'oria del san,uario della Ooqsolfi'a IN Tc;JRINO ---~Y--- CAPO IX. SOMMARIO. - Il culto della Consolata nei secoli XIV, XV e XVI - Atti con cui pub· blicamente lo praticarono i principi della casa di Savoia e la città di Torino - La Consolata nelle pubbliche distrette e nelle pestilenze - Primo progetto della Compagnia della Consolata. Man mano che attraverso i secoli ci andiamo inoltrando verso tempi da noi meno remoti, mentre al riguardo la tradizione orale si va facendo più rigogliosa e particolareggiata, i documenti scritti comprovanti la continuità del culto reso alla Consolata in Torino e delle grazie da Maria SS. largite si fanno più abbondanti. Di questi documenti sono un'abbastanza ricca miniera gli archivi di corte, quelli della città di Torino e del santuario. Dalle sbiadite e corrose pergamene, spesso scritte in quello stile ingenuo e bar· baro. che non è più latino e non è ancora italiano, noi apprendiamo con edificazione in quale conto la divozione verso la Consolata fosse tenuta nella casa sabauda, come dai moderatori del comune e da ogni ordine di .cittadini. Spigoliamo primamente fra le note dell'ar· chivio di corte. Noi troviamo che Amedeo V, fratello di Tommaso III, il quale per il suo valore fu chiamato· fulmine ài guerra, ab· bassando la sua spada dinnanzi all'altare di ·Maria Consolatrice, il 2 aprile 1315 le o:fferse un calice del peso di tre marchi d'argento. Filippo, figlio di Tommaso III, per ragioni ereditate dalla prima sua moglie principe di Acaja e fondatore delramo di tal nome, che quale feudo del ramo principale di casa Savoia resse poi il Piemonte fino al 1418, insieme con Caterina di Vienna seconda sua moglie, manteneva due lampade ardenti notte e giorno innanzi alla sacra imagine di Maria Consolatrice. Nel 1338 la medesima prir.cipessa e J àcopo suo figliuolo, ger grazia .ricevuta, mandarono alla Signora di Consola· zione un'imagine di cera del peso di venti libbre. Amedeo VI, detto il Conte Verde, principe e capitano dei più famosi e stimati al ·suo tempo in tu~tta Europa, specialmente·per .le vittorie da lui riportate contro i Turchi ,in Oriente, con suo testamento del 27 febbraio 1383 dato a S. Stefano di Puglia, dove morì, istituiva una messa quotidiana perpetua. all'altare della Consolata di Torino. Nel1389, addì 5 aprile, Amedeo principe di Acaia, figlio di Filippo, insieme col fratello Lodovico e la vedova loro madre Margherita di Beaujeu, da Pinerolo dove allora risiedevano, vennero a piedi a Torino, devotamente pellegrinando a chieder grazie a Colei che consola, secondo l'espressione commovente di un antico documento. Amedeo VIII, che primo ebbe il titolo di duca di Savoia e che, estinto il ramo di Acaja, aveva nuovamente riunito ai domini d'oltre Alpi quello del Piemonte, nel suo testamento dell'8 dicembre 1439 legò alla cappella di Nostra Signora di Consolazione di Torino 100 fiorini d'oro di picciol peso, con obbligo ai rettori di S. Andrea d'un perpetuo 'anni· versario, da celebrarsi il lunedì dopo la festa. della Natività di Maria SS., per l'anima di esso testatore e per quella di Maria di Borgogna sua moglie. Nel1468 Violante, moglie

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