Missioni Consolata - Giugno 1904

Jll 8of1solata 101 :o, me�: attira= sè · c� rinnovar��· - pre�arazione ·a�:ssim=::i a forìe: sovr'esso gli esempi della sua secolare prote- di una giornata sempre più operosa di cozione. E noi nell'esultanza di queste feste stante devozione, il cui tramonto s'indori ai centenarie leviamo alla nostra incoronata Re- � raggi dell'eternale festa, ove dura perpetuo gina una preghiera sola, ma veemente e rei- il gaudio delle ore di paradiso di cui talora terata: imploriamo che l'alba della nostra s'allieta la terra. Un �icordo della prima incoronazione della 8onsolata I sovrani della terra cingendo la corona � regale sogliono far partecipare alla loro gioia i sudditi fedeli, e rendere loro memorando l'avvenimento .concedendo amnistie, dispensando onorificenze, colmando di doni preziosi i più eminenti e favoriti personaggi di loro � corte. Maria SS., la dolcissima e potentissima celeste nostra Regina, vorrà essere da meno dei regnanti della terra? Non vorrà Ella pure ' distinguere fra tutti il giorno del suo nuovo � trionfo con largire grazie tutte speciali di perdono, di privilegiati favori, di doni muni­ :fìci ai suoi servi più zelanti, ai più amorosi , suoi :figliuoli? - Ciò che Ella fece nella sua � prima incoronazione del 1829 ci conforti alla più santa speranza. Tra i fatti prodigiosi di quell'anno memorabile, uno ne vogliamo richiamare caratteristico, del quale rimangono prove irrefragabili in un quadro votivo ed in un documento autentico degli archivi del santuario. produrre nel suo stato il menomo cambiamento di lieto presagio. Giunse intanto l'anno 1829. Torino si apparecchiava ad una festa straordinaria: in quell'anno, per ottenuto decreto del Capitolo Vaticano, si doveva solennemente incoronare la taumaturga effigie di Maria Consolatrice. Un nuovo raggio di luce brillò alla povera paralitica e muta. - Perchè, si disse ella, la Consolata in questo suo trionfo non mi otterrebbe da Dio la grazia? - E rinnovò le preghiere insistenti, fervorosissime; fece pregare quanti le erano affezionati, riuscendo quasi a trasfondere in loro un po' della ferma persuasione che le cresceva in cuore di essere esaudita. Impossibile dire la sua preparazione ; l'ansia con cui aspettò il giorno solennissimo del 20 giugno. Ahimè ! esso venne e passò come gli altri.... Eppure Teresa Rusca nel suo letto, col braccio destro immobile e assolutamente muta, non cessò dì pregare e di sperare. Due giorni dopo - il 22 giugno - alcune amiche le venivano raccontando di alcune grazie grandi, straordinarie che la Consolata in quelle feste della Certa TERESA RuscA, appartenente a distinta famiglia torinese, per una paralisi da quattro anni aveva perduto l'uso del braccio destro e da tre anni la parola. Una sorella con cui conviveva, col più premuroso affetto cercava di alleviarle la grande sventura, che i medici più valenti, dopo esaurite tutte le risorse della scienza, erano stati costretti a dichiarare assolutamente senza rimedio. La verità del triste responso rendendosi di più in più evidente, aveva oramai fatto perdere ogni barlume di speranza a quanti circondavano l'infelice Teresa: essa sola confidava ancora, non negli uomini, ma in un miracolo di Dio. Per attenerlo aveva innalzate infinite preghiere e fatti voti: nulla tuttavia era accaduto a portarle il più piccolo sollievo , a sua incoronazione aveva concesse. Ella ascoltava tristamente e colla voce dell'anima diceva : O Maria SS., perchè a me sola non volete dare ascolto? Lo sapete pure che Voi siete l 'unica mia speranza ; il vostro cuore di madre sarà sempre insensibile al mio dolore? - E s'andava astraendo da quanto la circondava, più e più assorta nei dolci rimproveri, in tenerissime istanze che andava rivolgendo t alla Consolata, di cui prese a guardare fissamente la benedetta effigie. Le narratrici tacquero rispettose; la sorella ed altri parenti, commiserandola, si unirono col cuore alla muta

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=