Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2023

Inserto a cura di Sergio Frassetto MC Siamo nel 1891, dieci anni precisi prima della fondazione dell’Istituto missioni Consolata, Giuseppe Allamano, sebbene impegnato in Torino come rettore del Santuario della Consolata e nel Convitto ecclesiastico, pensa, prega e si consulta per capire se la fondazione di un istituto esclusivamente missionario in Piemonte sia nella volontà di Dio e nei disegni della Chiesa. Scrive a questo riguardo al padre Carlo Mancini, religioso lazzarista residente a Roma, perché esplori presso la congregazione di Propaganda fide la possibilità e l’opportunità di questa nuova avventura missionaria. Nella lettera così si esprime: «Anche oggi ho un certo numero di sacerdoti (i laici poi non mancheranno) che mi stanno ora giornalmente attorno sollecitandomi di metter mano a quest’opera». Questo primo discreto accenno alla presenza dei laici diventerà sempre più chiaro nella mente di Giuseppe Allamano e dieci anni dopo, nel 1901, fonda l’Istituto missioni Consolata che accoglie parimenti sacerdoti e laici. Nel 1902 la prima spedizione missionaria verso il Kenya è formata da quattro missionari: due sacerdoti e due laici. Tale formula si dimostra subito vincente, poiché essa è capace di integrare in maniera armonica lo sviluppo umano portato avanti dai laici con il ministero pastorale dei sacerdoti e, in seguito, con i preziosi servizi delle Suore missionarie. L’Istituto, con il passare degli anni, si sviluppa e tutti i suoi membri fanno i voti religiosi. Così, assieme ai sacerdoti, nasce il ramo dei «Fratelli»: sono laici che si votano per sempre alla missione con la professione religiosa. La loro presenza si dimostra preziosa e indispensabile, soprattutto quando si tratta di aprire nuovi campi di evangelizzazione in Africa. Arriviamo poi al Concilio Vaticano II che richiama tutti i battezzati alla loro responsabilità di rispondere alla chiamata evangelizzatrice e missionaria. Ne fa eco l’enciclica Redemptoris Missio che esorta i laici a «impegnarsi, sia come singoli, sia riuniti in associazioni, perché l’annuncio della salvezza sia conosciuto e accolto da ogni uomo e in ogni luogo; tale obbligo li vincola ancora di più in quelle situazioni in cui gli uomini non possono ascoltare il Vangelo e conoscere Gesù se non per mezzo loro» (71). Anche oggi non mancano al nostro Istituto i laici che, rispondendo all’invito del beato Allamano e ai costanti richiami di papa Francesco, offrono la loro collaborazione all’opera missionaria, sia in patria che in altri continenti, esercitata soprattutto nel campo educativo e sanitario, senza escludere attività prettamente pastorali per l’annuncio del Vangelo. Stimolare e sostenere il prezioso contributo dei laici nel campo missionario dovrebbe essere l’impegno di tutti coloro che amano l’opera missionaria della Chiesa. padre Piero Trabucco “I laici poi non mancheranno…” AGOSTO-SETTEMBRE 2023 | MC | 75 “

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