Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2023

Questo articolo fa parte di una collaborazione fra Missioni Consolata e l’Ejatlas (Environmental justice atlas) per far conoscere ai nostri lettori storie e analisi riguardanti alcuni dei conflitti ambientali presenti nell’Atlante. • www.ejatlas.org • www.envjustice.org • http://cdca.it (atlante conflitti ambientali italia). Qui: azione di protesta a Londra durante l’assemblea degli azionisti di Rio Tinto: consegna di 500mila firme contro il progetto in Serbia. | Qui sotto: proteste a Jadar, in Serbia. | In basso: un’impressionante immagine di una miniera di borace della Rio Tinto in California, Usa. messi di costruzione, sommati alla percezione di una mancanza di comunicazione da parte delle autorità e dell’azienda, hanno spinto i cittadini a pensare che il processo non si stesse svolgendo nel loro interesse ma a favore dell’investitore. Resistenza e futuro Con questa memoria che fa male e indigna, le Ong locali e di altre zone del Paese, hanno presentato appelli e petizioni alle autorità, organizzato dibattiti pubblici e proteste, e lavorato per attrarre l’attenzione dei media. Vale la pena di menzionare la raccolta di 38mila firme cittadine per proporre la discussione della legge che abolirebbe esplorazione ed estrazione di litio nel paese. L’iniziativa popolare è stata consegnata al governo nel maggio 2022. Un anno dopo, l’esecutivo non ha ancora inserito questo punto all’ordine del giorno, cosa che sarebbe obbligato a fare, dopo la verifica delle firme, entro trenta giorni. Le firme paiono «scomparse» e alcuni rappresentanti dell’opposizione hanno presentato una denuncia penale contro i responsabili nel parlamento. Azioni coordinate delle Ong locali e internazionali hanno portato rappresentanti della società civile presso l’assemblea generale annuale degli azionisti di Rio Tinto a Londra nel 2020. Diverse lettere aperte sono state inviate a dirigenti e investitori. Le risposte, tuttavia, sono state considerate insufficienti. Ad aprile 2023, nell’ambito della campagna internazionale «Rio Tinto: against people, climate and nature» organizzata in coincidenza con la settimana dell’assemblea generale di Londra, sono state consegnate 500mila firme contro l’estrazione del litio nella valle del Jadar, raccolte in Serbia e in altri paesi. Questa lotta non è isolata: fa parte di un’ondata di proteste civili in tutta la Serbia contro l’inquinamento e contro la costruzione di piccole dighe. Le recenti privatizzazioni di grandi imprese minerarie e di fonderie statali, assieme alle dinamiche non trasparenti attorno all’esplorazione geologica, hanno rafforzato la determinazione dei movimenti locali a rivendicare il loro «diritto di dire no» al progetto Jadar. Gli abitanti dei villaggi e i loro sostenitori offrono alternative centrate sull’agricoltura diversificata e biologica, la conservazione ecologica, la cura e lo sviluppo ecoturistico del ricco patrimonio culturale, storico, naturale e paesaggistico. Infine, ma non meno importante, chiedono il diritto all’aria, alla terra e all’acqua pulite per loro e le generazioni future. Benché, per il momento, il progetto di Rio Tinto risulti «cancellato», l’impresa non demorde. L’acquisto di terre non si è mai fermato e l’azienda continua a essere presente sul territorio concedendo piccoli fondi caritatevoli per ottenere consensi. La pressione internazionale è alta, ma il presidente serbo rimpiange lo stop al progetto. D’altra parte, il litio fa gola a molti. Se la cosiddetta «transizione energetica» non viene pensata in altro modo, la valle del Jadar diventerà un’ulteriore zona di sacrificio in nome di una illusione di sostenibilità. Daniela Del Bene Si ringrazia Mirko Nikolić per il suo supporto nella revisione dei contenuti e nella ricerca di foto dai territori del Jadar. AGOSTO-SETTEMBRE 2023 | MC | 31 © Mars sa Drine e Earth Thrive © London Mining Network Action

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