Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2023

rato, al netto delle tasse, da 10,4 miliardi di dollari nel 2020. Durante i suoi 150 anni, la Rio Tinto è stata accusata di corruzione, violazione dei diritti umani e delitti ambientali. L’EjAtlas (l’Atlante globale di giustizia ambientale) raccoglie almeno trenta casi di conflitti di questa azienda con popolazioni locali e organizzazioni sociali in tutti i continenti. Sull’isola di Bougainville, in Papua Nuova Guinea, ad esempio, la miniera di rame di Panguna è stata la causa di una guerra decennale contro la popolazione che protestava per gli impatti negativi della sua attività estrattiva sulla salute umana e sull’ecosistema, e per l’accaparramento indebito dei benefici. Le vittime si stimano nell’ordine di 20mila. Rio Tinto ha beneficiato di connivenze con l’esercito e non ha mai riconosciuto nessuna responsabilità. In Australia, nel 2020, Rio Tinto ha fatto esplodere una caverna nella gola dello Juukan, un sito archeologico di più di 4.000 anni, considerato un luogo sacro dagli aborigeni locali. In Mongolia, l’acquisizione di terre e la contaminazione di riserve idriche sono al centro delle preoccupazioni in Oyu Tolgoi, dove ai pastori nomadi è impedito l’accesso a terra e acqua a favore della più grande miniera di rame e oro al mondo. In Madagascar si accusa Rio Tinto di rilasciare acque contaminate, e persino materiale radioattivo, nella zona costiera. La multinazionale ha un bilancio da capogiro, ma anche il suo debito ecologico e sociale lo è. La jadarite di Serbia Negli ultimi anni, come tutte le grandi aziende, anche Rio Tinto cerca di affermarsi nell’estrazione di materiali «critici» per la transizione energetica e digitale. Ed eccoci, dunque, giunti in Serbia: nel 2004, mentre la società conduceva nella valle del Jadar, culla del grano serbo, ispezioni geologiche alla ricerca di borati, usati nei fertilizzanti, trovò un nuovo minerale, fino a quel tempo sconosciuto, una combinazione di borati e litio, cui fu dato il nome jadarite. Il litio è un minerale centrale per il modello energetico attuale e, in specifico, per le batterie delle auto elettriche. Quello del Jadar fu destinato in gran parte all’industria tedesca. La sua domanda mondiale è raddoppiata negli ultimi tre anni e le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia ne indicano per il 2040 una crescita di tredici volte l’attuale. I piani Next generation e di ripresa dell’economia post pandemia dell’Unione europea incalzano tale tendenza lasciando poco spazio al dibattito. Sarebbe, infatti, necessario ripensare la transizione energetica in termini diversi da quelli della crescita economica attraverso l’aumento di tecnologie. Invece, per ripartire, continuiamo a insistere sulla stessa ricetta che ha portato alla crisi. La «miniera verde» Rio Tinto ha costruito gran parte delle sue fortune sul carbone e sull’uranio. Ha venduto le sue ultime partecipazioni nel carbone nel 2018 e ha chiuso l’ultima miniera di uranio all’inizio del | MC | AGOSTO-SETTEMBRE 2023 28 SERBIA “ Il litio è centrale per il modello energetico attuale. © Mars sa Drine e Earth Thrive 2021. Tuttavia, l’azienda è ben lontana dal diventare un’«impresa verde». Le sue operazioni per l’estrazione di ferro, rame e alluminio causano enormi emissioni di gas serra, e, come detto, molte sono oggetto di critica per l’impatto ambientale e le violazioni dei diritti umani. Inoltre, è accusata dall’opinione pubblica e dai suoi azionisti di ritardare l’azione contro il cambiamento climatico rifiutando di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 3 (quelle indirette derivanti dalle sue attività). Progetto Jadar Torniamo alla valle del fiume Jadar: nel 2017 il governo serbo e la Rio Tinto hanno firmato un memorandum d’intesa, considerato dai due cofirmatari come uno dei progetti minerari più innovativi del mondo, che avrebbe fatto della Serbia un paese leader nella «transizione verde». La costruzione degli impianti sarebbe dovuta iniziare nel 2022, ma a gennaio dello stesso anno, la prima ministra serba Ana Brnabic ha annunciato la cancellazione del progetto da 2,4 miliardi di dollari a causa delle proteste che aveva generato. Va notato, per inciso, che il governo serbo, mentre sostiene gli investimenti privati nel litio, continua a sovvenzionare le operazioni di estrazione del carbone, una politica criticata dalla Energy community e denunciata dalla Ong serba Renewables and environmental regulatory institute (Reri) per il superamento dei livelli di inquinamento.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=