MAGGIO 2023 | MC | o 45 PAROLA DI RE o (la moderna via della seta, ndr). L’alleanza economica prevede 80 progetti cinesi in campo scientifico, agricolo, scolastico e della finanza, tecnologia, sicurezza, industria, salute, ricerca e sviluppo e trasporti. La costruzione del ponte Re Mohammed VI che, con i suoi 952 metri sarà il ponte a campata unica più lungo d’Africa e la realizzazione di una ferrovia ad alta velocità che collegherà Marrakech con Agadir, la quale si affiancherà al treno ad alta velocità che dal 2018 collega Casablanca a Tangeri (350 km), sono alcuni dei programmi più ambiziosi della collaborazione sino-marocchina. Nel campo degli scambi culturali è in programma anche l’apertura nel Paese di tre uffici dell’Istituto Confucio. A differenza di altre nazioni africane dove la Cina è già presente, la moderna struttura industriale e logistica marocchina ha permesso a Pechino di concludere accordi per agganciarsi alle strutture già esistenti e integrarli senza prevedere la costruzione da zero di nuovi impianti e progetti. Questo permetterà al Marocco di mantenere una posizione di controllo sugli investimenti e di direzione degli stessi formando delle partnership privilegiate con i cinesi. Gli spazi di intervento sono ampi: gli investimenti cinesi in Marocco ammontano oggi a 1,26 miliardi di dollari, mentre il commercio bilaterale nel 2020 è arrivato a registrare scambi per 4,76 miliardi. Un’inezia, se si confrontano a quelli di paesi come la Francia e gli Emirati arabi uniti, che assieme raggiungono i tre quarti degli investimenti totali stranieri in Marocco, ma Rabat vede nella Cina un’opportunità per diversificare i propri legami con l’estero e sganciarsi dall’orbita europea, francese in particolare. Eppure, è proprio questa caratteristica, la forte presenza francese nel tessuto economico marocchino, che ha trasformato il Paese in un mercato assai appetibile per le compagnie cinesi. Queste vedono nella mediazione marocchina un modo indiretto per entrare nel mercato europeo evitando eventuali contrasti e tensioni politiche con Parigi e Bruxelles mettendo al sicuro quelle aziende cinesi che hanno integrato la loro produzione con industrie francesi fuori dall’Unione europea. Un esempio di questa cooperazione è la Nanjing Xiezhong, che ha concluso un accordo con la Renault per fornire l’impianto di aria condizionata agli automezzi prodotti nel suo stabilimento da 15 milioni di dollari di Kenitra, mentre, sempre nella città marocchina sull’Atlantico, la Citic Dicastal fornirà, ancora alla Renault, componenti di alluminio per le sue auto. Tra i progetti più corposi vi sono quelli della casa automobilistica Byd (Built your dreams), che ha in programma la costruzione di uno stabilimento per macchine elettriche, mentre nel 2019 la China communications construction company ha firmato un contratto da 10 miliardi di dollari per edificare la Mohammed VI Tanger tech city, un hub tecnologico che ospiterà 200 aziende cinesi e sarà abitata 300mila persone al fine di sfruttare manodopera a basso costo abbinata alla vicinanza geografica con l’Europa. L’alleanza tra Pechino e Rabat permetterà al Marocco di diventare la nuova economia trainante nordafricana, ma rischia anche di aumentare i contrasti con i paesi del Maghreb, in particolare dopo il ristabilimento dei rapporti diplomatici con Israele. L’attuale governo marocchino e quelli che gli succederanno dovranno, quindi, giocare una partita molto delicata per non esporsi al rischio di emarginazione da un consesso regionale e internazionale sempre più fluido. Piergiorgio Pescali
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