IL SUD SUDAN SU MC Marco Bello, Quasi amici... (in nome del petrolio), ottobre 2018. Marco Bello, Sud Sudan: la speranza sottile, maggio 2017. Marco Bello, Guardandosi in cagnesco, agosto-settembre 2016. A sinistra: foto di gruppo con papa Francesco. Alla sua sinistra mons. Carlassare, in seconda fila Monica Moser. | A destra: un momento del pellegrinaggio, al tramonto. | Sopra: mons. Christian Carlassare con un amico, durante la marcia per la pace. legrinaggio (si veda domanda successiva, ndr). Un fuori programma: è uscito dall’incontro con i preti e i religiosi e ci ha incontrati sulla gradinata davanti la cattedrale. Lì ci ha detto: “Grazie della vostra testimonianza, continuate a camminare sulla via della pace, contribuirete a chiudere il capitolo dello scontro e scrivere un nuovo capitolo nella storia del Sud Sudan, quello dell’incontro”». Ci parli del pellegrinaggio tra Rumbek e Juba: come è venuta l’idea, con quali obiettivi e a che cosa è servito? «Eravamo un gruppo di 84 persone, tra cui una sessantina di giovani. L’idea è nata dal desiderio di dare la possibilità di incontrare il Papa a quante più persone possibile. Da Rumbek solo un piccolo numero avrebbe potuto partecipare viaggiando con i mezzi. Perciò abbiamo pensato di andare a piedi. Poi ci siamo scoperti in comunione con papa Francesco che veniva da pellegrino di pace: un cammino che, prima di tutto, dovremo essere capaci di fare noi. E chi meglio dei giovani può fare appello alla pace, visto che proprio loro che sono stati spietatamente manipolati e strumentalizzati per combattere in nome di altri che, invece, hanno guadagnato poltrone e potere sulla loro pelle. Il pellegrinaggio è stato un’esperienza molto bella di comunione e solidarietà che ha poi anche ispirato l’assemblea diocesana intitolata: “Camminando insieme come famiglia di Dio”. Lungo il cammino abbiamo incontrato nove comunità locali che ci hanno accolto. Oltre alla preghiera, i giovani avevano preparato un teatro della pace nel quale raccontare storie di conflitto concluse in fraternità. Ogni comunità locale ci ha sorpreso con la sua accoglienza e comunione, tanto che ci siamo accorti che non marciavamo per noi stessi, ma per tutti i costruttori di pace presenti nel Paese. All’arrivo a Juba ci siamo trovati immersi in un bagno di folla che era uscita per strada ad accoglierci. Lì abbiamo capito che con il nostro semplice gesto e impegno, avevamo ispirato tutta la nazione». Marco Bello MAGGIO 2023 | MC | 15 © Christian Carlassare © Monica Moser
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