Missioni Consolata - Aprile 2023

IL SIGNORE MI CHIAMA OGGI Prima di realizzare il sogno di entrare in seminario, il giovane Allamano dovette superare un ostacolo che non sospettava. I fratelli esigevano che frequentasse il liceo statale con loro. A lui, però, questa prospettiva non piaceva. Avrebbe raccontato in seguito: «La mia più grande consolazione è di aver sempre fatto il possibile per seguire la vocazione che il Signore mi aveva data. Da giovane avevo due fratelli: uno studiava medicina e l’altro legge; volevano che studiassi anch’io come loro. Ma io ho risposto: “No, io voglio essere sacerdote!”. Volevano almeno che prendessi la licenza liceale e mons. Gastaldi non era contrario. Ho guardato un poco i loro libri, e poi mi sono stufato e ho detto: “Adesso il Signore mi vuole, chi mi assicura che da qui a tre anni il Signore mi chiamerà di nuovo?”». «Ma che licenza! Anche senza licenza posso farmi sacerdote. Ed ho fatto gli studi in seminario e sono contento». E concludeva: «Dovrei stare in ginocchio tutta la vita con la testa china, per ringraziare il Signore della vocazione». L’Allamano si adattò al suo seminario, così com’era; anzi lo amò e, fatto sacerdote, accettò di rientrarvi, prima come assistente e poi come direttore spirituale. Alla fine ammise candidamente: «Io dopo 14 anni di seminario, ho pianto (nel lasciarlo, ndr), ma certo non tutti pensavano così». «Io sarò sempre riconoscente ai miei superiori, perché non mi hanno lasciato fare come volevo io, mi hanno sempre mutilato». Consacrato alla Madonna Padre Domenico Ferrero, missionario della Consolata, scrisse che l’Allamano confidò a lui e a don Maletto di avere fatto il voto di castità prima del suddiaconato, usando una formula da lui composta e approvata dal suo direttore spirituale, aggiungendo questa spiegazione: «Non volevo fosse detto che mi ero consacrato a Dio perché così bisognava, ricevendo il suddiaconato, ma volli che il Signore avesse il mio omaggio spontaneo prima che mi fosse richiesto». L’Allamano vestì l’abito clericale nella sua parrocchia l’11 ottobre 1866. Quello fu uno dei giorni «più belli» della sua vita - come egli stesso disse - del quale celebrò sempre l’anniversario. Nel novembre successivo, entrò nel seminario di Torino. I seminari di allora risentivano di un’impostazione piuttosto rigida. Tuttavia non se ne possono sottovalutare i pregi. Dal seminario di Torino, infatti, uscì una schiera di santi sacerdoti, dal Cafasso, a don Bosco, al Murialdo, ai fratelli Boccardo, ecc. Il sistema educativo, salvo poche varianti, poggiava su tre cardini: pietà, studio, disciplina e rimase immutato per lungo tempo. Alla base dell’organizzazione dei seminari e della vita degli allievi c’erano le «Regole», piuttosto minuziose, che garantivano la disciplina e ordinavano tutte le attività dal mattino alla sera. Specialmente due fattori contribuirono a rendere positivi gli anni del seminario per l’Allamano: la chiarezza della meta e la serietà degli studi. Se c’era qualche venatura di rigorismo, egli seppe superarla con l’equilibrio del suo carattere e la bontà di spirito che gli erano caratteristici. Il suo seminario gli andava bene così. Giuseppe Allamano giovane seminarista. | MC | APRILE 2023 80 pAGINE DI VITA

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