“ «Non è più come 20 anni fa, quando c’era rassegnazione verso i mafiosi. Oggi è chiaro che si può fare qualcosa». | MC | APRILE 2023 o 46 ossier mafia lavorava, ma con lo Stato no, perché, ovviamente, con dei contratti veri, i conti non reggono», spiega Danilo Chirico, presidente dell’associazione daSud (dasud.it) con sede a Roma. «Lo Stato non è ancora attrezzato per far fronte a questa anomalia. Bisogna trovare soluzioni presto, altrimenti la gente si sente tradita anziché aiutata». Chirico è impegnato da quasi un ventennio nell’antimafia, in particolare a Roma e nel Lazio, attraverso un’accademia popolare e un intenso presidio territoriale. Suo è il libro, uscito nel 2021, Storia dell’antindrangheta (Rubbettino Editore). «I beni confiscati sono una grande opportunità - continua -. Si restituisce il maltolto e si costruisce lavoro buono. La difficoltà sta nel gestire i patrimoni confiscati quando non ci sono soldi per ristrutturare e quando non è semplice capire la prassi da seguire, in particolare quando queste cose le devono fare le piccole associazioni che, a differenza dei grandi enti o delle alleanze, non hanno disponibilità economiche e rapporti con le prefetture già in essere». Il tema sollevato da Chirico è caro anche a don Mapelli che, oltre alla Libera Masseria di Cisliano, amministra altri beni nel territorio circostante. Uno di essi è una villetta a Trezzano sul Naviglio in gestione con diverse parrocchie del decanato: «Bisogna creare le condizioni affinché molte più associazioni possano muoversi in questo ambito, non solo quelle già riconosciute, come la nostra, con dietro istituzioni che già le supportano», afferma chiaramente il sacerdote. «Anche una neonata associazione di giovani senza un prete che ci metta la faccia - continua - deve poter arrivare a gestire un bene confiscato, se ne avesse l’opportunità. Oggi, invece, non è possibile, perché il groviglio burocratico fa paura, e quindi sono ancora troppo pochi quelli che ci provano». La chiosa arriva da mille chilometri più a sud, da Lamezia Terme: «Chi ha già esperienza può far scuola ad altri, ma bisogna lavorare ancora di più in rete, per creare un movimento laddove oggi ci sono tante costellazioni», esorta don Panizza nella speranza di rendere ancora più virtuosa una realtà come quella dei beni confiscati. «Non è più come 20 anni fa, quando c’era rassegnazione verso i mafiosi - conclude don Panizza -. Oggi è chiaro che si può fare qualcosa, non è più “inutile” agire contro di essi, si può combattere, così come si può dire di no alle loro richieste». Daniele Biella NOTE: 1- Dati da https://openregio.anbsc.it/statistiche Si veda anche l’approfondimento di Libera, Fatti per bene, di fine 2021, uscito in occasione dei 25 anni della legge apripista sui beni confiscati, la n.109 del 7/3/1996. Associazione Acmos / flickr.com
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