APRILE 2023 | MC | o 45 o Non solo a Cisliano e a Lamezia Terme, ma anche, ad esempio, a San Sebastiano da Po (Torino), dove si trova la Cascina Carla e Bruno Caccia (cascinacaccia.net) nella quale oggi vivono in cohousing giovani che curano un noccioleto, producono miele e ospitano gruppi per turismo sociale, anch’essa tolta alla ’ndràngheta e assegnata all’associazione Acmos (acmos.net) nel 2008. Nella Locride, in Calabria, c’è il Consorzio Goel (goel.coop) che dal 2017 gestisce un ostello realizzato in un bene confiscato, ecosostenibile dal 2021: l’Eco-ostello Locride. A Casal di Principe (Caserta), emerge l’esperienza superlativa dell’associazione La forza del silenzio (laforzadelsilenzio.it) che dal 2008 promuove servizi per le persone autistiche e le loro famiglie: 80 ragazzi seguiti in un bene confiscato alla famiglia Schiavone, in particolare a Francesco, detto Sandokan, uno dei più noti esponenti dei Casalesi. Nella cittadina casertana, tra l’altro, il Comune e il Centro servizi per il volontariato Asso.Vo.Ce, hanno approntato un testo (scaricabile in formato pdf, ndr) intitolato Beni liberati: buone pratiche di riuso dei beni confiscati nel comune di Casal di Principe che riporta l’elenco aggiornato dei beni confiscati sul territorio. (R)esistenza anticamorra a Scampia Rimanendo in Campania, ma spostandoci nel quartiere napoletano di Scampia, incontriamo un’altra iniziativa che sta incidendo sul territorio: è quella dell’associazione (R)esistenza anticamorra, nata come ente di volontariato nel 2008 per promuovere percorsi scolastici rivolti ai figli di camorristi detenuti, oggi gestisce un bene confiscato diventato nel tempo un polo associativo. Il bene è una ex scuola dismessa, nella zona popolare delle «case dei puffi», divenuta nel tempo un magazzino segreto della camorra. Nella struttura, oggi, dieci enti non profit accolgono almeno 400 persone al giorno tra la scuola di musica, la palestra di pilates (che conta 700 madri del quartiere iscritte), uno sportello antiviolenza, una scuola di danza e una di karate con 250 iscritti. Qui, e nei 14 ettari del Fondo rustico Amato Lamberti, un altro bene confiscato poco lontano, a Chiaiano, trovano lavoro 120 detenuti, producendo, tra le altre cose, vino di qualità tramite la cooperativa sociale che porta lo stesso nome dell’associazione, (R)esistenza anticamorra. «Prima che arrivassimo noi», ci dice Ciro Corona, fondatore dell’associazione, nominato cavaliere della Repubblica da Sergio Mattarella nel 2021 per il suo impegno sociale, «l’edificio, lasciato in disuso, era una grande “casa del buco” in cui persone tossicodipendenti entravano e uscivano a tutte le ore. Ora, dedicandoci l’anima, l’abbiamo trasformato pulendolo tutto. L’abbiamo chiamato Officina delle culture Gelsomina Verde, intitolandolo a Mina, 22enne impegnata nel sociale, uccisa nel 2004 da membri della camorra per arrivare al suo ex fidanzato affiliato a una cosca rivale. Abbiamo ricevuto minacce, anche pesanti, ma nel tempo abbiamo conquistato la stima delle persone che vivono qui attorno. Oggi so che, se ce ne andassimo, lo prenderebbero in gestione loro». Corona oggi è però preoccupato, non tanto per le intimidazioni, quanto per il futuro della struttura messo in dubbio dalla burocrazia: il contratto dello stabile, scaduto nel 2018, non è stato ancora rinnovato dal comune. «Tutti i percorsi virtuosi realizzati negli anni, anche grazie a diversi enti finanziatori, sono ora fermi. Ad esempio una casa famiglia per bambini da 0 a 6 anni, pronta per l’apertura, una biblioteca con sala multimediale che era attiva ma poi è stata chiusa alla scadenza del contratto. Allo stesso modo una comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati», elenca Corona. «Qui c’è il 70% di disoccupazione, ma a causa di questi ritardi abbiamo dovuto licenziare persone». Sfide da affrontare Oltre alle rivalse della criminalità organizzata sui beni espropriati, il tema delle difficoltà burocratiche e gestionali è presente ovunque, non solo a Scampia, ed è una delle sfide da affrontare nel futuro immediato, innanzitutto da parte delle istituzioni, ma anche della collettività. Una delle urgenze è quella di risolvere i problemi legati alla «rinascita» delle aziende liberate dal giogo mafioso. Paradossalmente, «c’è chi con la “ «Prima che arrivassimo noi, l’edificio era una grande “casa del buco” in cui persone tossicodipendenti entravano e uscivano a tutte le ore. Ora, dedicandoci l’anima, l’abbiamo trasformato». BENI CONFISCATI ALLE MAFIE
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