Missioni Consolata - Aprile 2023

| MC | APRILE 2023 o 42 Qui sopra: Allan si prende cura del Fondo rustico Amato Lamberti, il primo bene agricolo confiscato di Napoli, gestito dalla cooperativa sociale (R)esistenza anticamorra. | Amici dell’associazione (R)esistenza anticamorra da cui è nata la cooperativa omonima che gestisce il Fondo rustico Amato Lamberti, di fronte a una delle sue strutture. Sotto: membri della Comunità progetto Sud in una sala della Casa madre a Lamezia Terme (Cz). Pagina 45: la copertina del libro di Ciro Corona, fondatore dell’associazione di Scampia, (R)esistere a Scampia. Da terra di camorra a terra di speranza, San Paolo edizioni, Milano 2018. Minacce e intimidazioni Per don Panizza e i suoi collaboratori, la scelta di gestire un bene confiscato non è stata indolore: fin dall’inizio sono stati oggetto di minacce e intimidazioni, tanto che dal 2002 al sacerdote è stata assegnata la scorta. «Di recente - prosegue Maria Pia -, a un dipendente sono state squarciate le ruote due volte in sette giorni, mentre nel 2021 sono state danneggiate ben dieci auto». Il brutto clima, però, non spinge le persone della Comunità a fare passi indietro, anzi, vedere che negli anni la città è cambiata anche grazie alla loro testimonianza li aiuta ad andare avanti: «È via via cambiato l’approccio nel parlare di mafia. Prima era vista come un’opportunità, ora come un pericolo», sottolinea Tucci. La Comunità è riconosciuta a Lamezia come un faro della legalità e del diritto delle persone a essere considerate nella loro dignità: temi come legalità e disabilità qui vanno di pari passo. Lo stesso don Panizza, che porta con vigore i suoi quasi 76 anni, del resto, è stato tra i promotori delle leggi regionali per i diritti delle persone con disabilità, nonché fondatore, nel 1977, della Caritas cittadina e promotore, più di recente, di un primo sportello antiracket proprio presso il bene confiscato: «Gli imprenditori all’inizio venivano di nascosto per non avere ritorsioni», ci racconta. Le minacce? «Ci sono - continua -, ma c’è anche tanta solidarietà. Essere un gruppo è l’aspetto fondamentale: più facce ci sono, più attività si fanno». La Comunità oggi conta circa 200 persone tra dipendenti e collaboratori, uno spazio nel quale una persona in carrozzina equivale a una che cammina sulle sue gambe. «Ci aiutano anche le parole che ci ha rivolto Goffredo Fofi (giornalista e saggista che nel 2023 compie 86 anni e ha collaborato diversi anni con il sociologo Danilo Dolci, nda): “Siete una minoranza etica, attiva”». Famigliari dei mafiosi Angela Iantosca, giornalista esperta di mafie che ha lavorato molto sul tema della difficoltà di figli e parenti di mafiosi a uscire dal giro malavitoso, ci racconta: «Don Panizza, con la Comunità progetto Sud, ha portato in piazza le tematiche dei disabili. Questi, prima venivano confinati in casa, a volte usati dalla criminalità organizzata. Lui li ha resi visibili e non più “contaminabili”. La stessa cosa, nel tempo, ha fatto con i tossicodipendenti, anche attraverso il lavoro agricolo. Questa esperienza di Lamezia, così come altre realtà virtuose in Italia, fanno capire l’importanza di mettersi in gioco per la legalità e quanto di positivo possa essere fatto con un bene confiscato». Nel suo libro Bambini a metà. I figli della ’ndràngheta (Perrone Editore, 2015), Iantosca dedica diverse pagine a donne coraggiose i cui figli venivano usati dai loro famigliari come ricatto per indurle a «tacere»: una delle vicende più drammaossier “ L’obiettivo dichiarato, fin da subito, era quello di «regalare alla città di avere meno paura». © Maria Pia Tucci © (R)esistenza anticamorra

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