| MC | APRILE 2023 o 40 Il 15 agosto 2021, papa Francesco, in una lettera alla pontificia Accademia mariana internazionale, scrivendo di devozione mariana e mafia ha esortato a liberare la figura della Madonna dall’influsso delle organizzazioni malavitose e dai «poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà». Lo stesso desiderio di «liberazione» dalle mafie è ribadito ogni giorno, anche se in un ambito diverso, da chi sta in prima linea nel dare una destinazione sociale alle migliaia di beni confiscati alla criminalità organizzata lungo tutta l’Italia. Il modello italiano studiato nel mondo Il modello italiano di riutilizzo istituzionale e sociale dei beni confiscati alle mafie, sta trasformando e rendendo disponibili alla collettività luoghi prima saldamente in mano alla malavita. La sua unicità per volume e complessità lo rende un punto di riferimento a livello internazionale. Da Sud a Nord, i numeri delle confische nel nostro DA NORD A SUD ITALIA, MIGLIAIA DI CONFISCHE ALLE MAFIE BENI LIBERATI Sono 50mila in tutta Italia: ville, terreni agricoli, auto, aziende, attività commerciali. Una galassia di enti non profit (e di giovani e volontari) si spende per il loro riuso in ottica sociale, nonostante minacce e intimidazioni. ossier Paese sono molto alti: circa 50mila se si considerano i beni confiscati a partire dal 19821. La regione che ne conta di più è la Sicilia, seguita da Campania, Calabria e Lazio, a cui segue la Lombardia, prima della Puglia: sintomo della capacità delle associazioni di stampo mafioso di infiltrarsi ovunque, «ancora di più nei piccoli paesini anonimi della provincia, dove non ti dà fastidio nessuno», ci dice don Massimo Mapelli, incontrato alla Libera Masseria di Cisliano (cfr. pag. 36). DI DANIELE BIELLA Qui: Cascina Arzilla, dedicata a Rita Atria e Antonio Landieri, giovani vittime di mafia, è un bene confiscato che si trova a Volvera (To). Il rudere, con annesso un terreno di circa 1.000 m2, fu assegnato all’associazione Acmos nel 2004. | In alto a sinistra: don Giacomo Panizza (a destra), fondatore della Comunità progetto Sud che gestisce una palazzina confiscata alla ‘ndràngheta a Lamezia Terme, in Calabria, parla con don Maurizio Patriciello, altro sacerdote impegnato nella lotta alla malavita nel napoletano. | In alto a destra: la palazzina Pensieri&Parole gestita dalla Comunità progetto Sud. Associazione Acmos / flickr.com
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