Missioni Consolata - Marzo 2023

2020), che ha come oggetto la storia dell’obiezione di coscienza sull’intero territorio italiano, tra il 1945 e il 1972, al momento lo studio più completo al riguardo. Nella sua prospettiva d’insieme, la storia dell’obiezione al servizio militare può essere intesa come parte di un movimento più ampio di lotte per i diritti civili che hanno contribuito a consolidare le libertà individuali nel cammino dell’Italia repubblicana e a rafforzarne l’impianto democratico nel solco della Costituzione. Obiettare negli anni ‘30 Non va dimenticato che, se è vero che l’obiezione di coscienza ha raggiunto la fase culminante della propria storia in età repubblicana a partire dalla fine degli anni Quaranta, è però altrettanto vero che, nei decenni precedenti, alcuni casi di obiettori avevano già fatto la loro comparsa. Se ne possono trovare, ancorché pochi, sia negli anni della prima guerra mondiale, sia in epoca fascista. Tra questi, ad esempio, figura Claudio Baglietto, amico di Aldo Capitini, il maggiore teorico della nonviolenza nell’Italia del Novecento. Baglietto, all’inizio degli anni Trenta, sembrava avviato a una brillante carriera accademica alla Normale di Pisa, ma il corso delle cose sarebbe stato stravolto da un suo gesto dirompente: in seguito al conseguimento di una borsa di studio nel 1932, si recò a Friburgo dove decise di non fare più ritorno in Italia per non essere costretto a svolgere il servizio militare. La morte lo colse ancora molto giovane a Basilea, nel 1940. Da poco tempo un libro a più mani, esito di un convegno di studi e curato da Magda Tassinari, sua pronipote, e Beppe Olcese, intitolato Guerra, pace, nonviolenza. Attualità di Claudio Baglietto, Biblion, 2022, ci ha permesso di conoscere un po’ meglio la storia della sua vita, spesa all’insegna di una tensione morale che meriterebbe maggiore notorietà. Pacifismo italiano Si può, infine, considerare il tema dell’obiezione di coscienza con uno sguardo più ampio, che permetta di valutarne la sua storia inserendola all’interno dei movimenti pacifisti e antimilitaristi sviluppatisi in Italia nell’intero secolo XX. È un tema del quale la ricerca storiografica italiana si è occupata raramente e nel quale molto rimane ancora da esplorare e da indagare con metodo critico. Uno degli studi di riferimento a cui rimandare resta quello di Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni (Donzelli, 2006), che fornisce un quadro d’insieme entro il quale collocare lo sviluppo delle idee pacifiste e nonviolente nell’Italia novecentesca, cercando di tratteggiare i principali itinerari sociali, politici e culturali sui quali si sono mosse. Tra questi, uno dei più rilevanti è, senza dubbio, l’ambito dell’obiezione di coscienza all’uso delle armi e alla sistematica preparazione della guerra. Massimiliano Fortuna | MC | MARZO 2023 82 librarsi Marco Labbate, Un’altra patria. L’obiezione di coscienza nell’Italia repubblicana, Pacini, Ospedaletto (Pisa) 2020, pp. 300, € 20,00. Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell’Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006, pp. XI, 226, € 24,50. Magda Tassinari e Beppe Olcese (a cura di), Guerra, pace, nonviolenza. Attualità di Claudio Baglietto, Biblion, Milano 2022, pp. 238, € 15,00.

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