Missioni Consolata - Marzo 2023

nel 1971, ha firmato la convenzione, accogliendo i primi obiettori. Finisce la stagione dell’autodeterminazione e comincia quella nella quale i grandi enti capaci di mobilitare centinaia di giovani, vedono crescere il proprio peso a discapito della Loc. Ancora il carcere Le restrizioni di una legge che non riconosce la scelta del servizio civile come un diritto, fanno sì che l’obiezione assuma ancora forme «sovversive». A parte la scelta dei testimoni di Geova di non politicizzare il loro rifiuto e di non conferirgli rilievo pubblico, si aprono, infatti, spazi di contestazione della legge, soprattutto laddove essa mantiene la subordinazione alla realtà militare. Gli obiettori «totali», quelli che rifiutano sia il servizio militare che quello civile per il modo in cui è regolamentato, e quelli che persistono nel rifiuto vedendo respinta la propria domanda, continuano a scontare il carcere militare e conferiscono alla loro opposizione un rilievo politico. Una delle azioni più incisive nasce nel carcere di Gaeta (Latina), condotta simultaneamente nel 1975 da due obiettori «totali» e un obiettore con domanda respinta: Dalmazio Bertulessi, Bachisio Masia ed Ezio Rossato. Con uno sciopero della fame prolungato, innescano una nuova attenzione sulle carceri militari: chiedono condizioni di vita migliori per i detenuti, la fine della censura della stampa, una più larga disponibilità di visite, la rimozione dei limiti alla corrispondenza. Per il momento ottengono solo il trasferimento a Forte Boccea, carcere giudiziario militare a Roma, e l’interessamento di alcuni parlamentari. Un nuovo sciopero che coinvolge anche Francesco Galli, detenuto a Peschiera del Garda (Verona), consegue alcuni risultati: la riforma carceraria del ‘72 viene infatti estesa dai penitenziari civili anche a quelli militari, nei quali viene ora consentito l’ingresso ai parlamentari. Le condizioni tremende di Gaeta sono così certificate da un’ispezione, e di lì a pochi anni il reclusorio viene chiuso. Tre anni dopo, una nuova forma di protesta nasce nella comunità per disabili mentali di Prunella di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria). Sandro Gozzo, tra i primi obiettori della Caritas, interrompe otto mesi prima del termine il servizio civile che sta svolgendo in quella struttura. Si tratta di un’azione che intende affermare la pari dignità tra servizio civile e militare: «Ritengo incostituzionale e quindi inaccettabile la discriminazione nei nostri confronti», scrive in un’autodichiarazione. Per questo sconterà otto mesi di carcere militare. Nei mesi e negli anni successivi lo seguono altri, come Silverio Capuzzo e Antonio De Filippis. Inizialmente la protesta sembra rimanere un puro atto simbolico, ma, con la decisione della corte costituzionale nel 1986 di trasferire dai tribunali militari a quelli civili i giudizi sugli obiettori, anche la differente durata dei due servizi diventa oggetto di un pronunciamento di costituzionalità. Nel 1989, infatti, la consulta ne statuisce l’equiparazione: la maggiore durata del servizio civile è letta come una sanzione in contrasto con i diritti tutelati dalla Costituzione, «in quanto sintomo di una non giustificabile disparità di trattamento per ragioni di fede religiosa o di convincimento politico e, nello stesso tempo, freno alla libera manifestazione del pensiero». Un servizio civile di massa Al principio degli anni Ottanta, a Padova, presso la sede locale del Mir, alcuni giovani cominciano ad adoperarsi per contrastare l’attitudine del ministero della Difesa a respingere annualmente diverse richieste di servizio civile. Dalla fine degli anni Settanta, infatti, le domande respinte hanno ripreso a risalire: nasce una commissione ad hoc che assume un rilievo nazionale, preoccupandosi di organizzare un affiancamento giuridico agli obiettori non riconosciuti. In quel decennio gli obiettori sono ormai migliaia ogni anno. Si tratta di una prova della tra53 Nonviolenza | Pace | Disarmo | Servizio civile © Archivio Centro Studi Sereno Regis © Archivio Centro Studi Sereno Regis

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