di nuovo ottenuto con l’inganno (Gen 31). Quando infine parte, non lo fa alla luce del sole, ma di nascosto, approfittando dell’assenza del suocero, che lo inseguirà, cercando di ottenere indietro almeno gli amuleti sacri che Rachele aveva rubato per togliere al padre la protezione dei suoi dèi (ancora inganni, ancora falsità, ancora illusioni superstiziose). Dove rifugiarsi? A questo punto però Giacobbe deve decidere dove andare. Ha due mogli, un gregge numeroso, schiavi e schiave. È un uomo ricco, ora, ma non ha una patria. Decide di dirigersi verso l’antica terra del padre e del fratello, confidando che il tempo abbia calmato la rabbia e desiderio di vendetta di Esaù. Mentre è per strada viene a sapere che Esaù gli sta venendo incontro. Il comitato d’accoglienza, però, è composto da quattrocento uomini armati. L’ingannatore Giacobbe, che finora non si è fatto scrupolo di usare tutto ciò che poteva per il proprio interesse, salvo perdere la testa solo per la moglie Rachele, decide ora di sacrificare eventualmente anche lei. Divide infatti tutta la sua schiera in due gruppi, ognuno composto da una moglie, le sue schiave e schiavi, i figli e metà del gregge. E lui? Lui, come è opportuno che faccia ogni capofamiglia valoroso e sprezzante del pericolo... resta indietro. Invia doni a Esaù per placarlo e manda avanti tutta la sua famiglia e i suoi beni, ma non mette in pericolo se stesso. Anche la simpatia che potremmo provare nei confronti di uno scavezzacollo sbruffone e simpatico, viene probabilmente meno. MARZO 2023 | MC | 33
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=