© Pixabay | MC | MARZO 2023 28 ghi abitati. Essenziale, inoltre, sarebbe evitare di lasciare i rifiuti organici in luoghi a loro accessibili, poiché la disponibilità di cibo non può che attrarli e rendere le giovani femmine più prolifiche. Per quanto riguarda la prevenzione dei danni causati dai cinghiali all’agricoltura, potrebbe essere utile ricorrere a recinzioni elettrificate delle aree coltivate, così come la selezione oculata delle colture da impiantare. Infine, per la prevenzione degli incidenti stradali causati non solo dai cinghiali, ma dalla selvaggina in genere sono disponibili delle tecnologie piuttosto semplici, che percepiscono l’avvicinamento di un animale a bordo strada ed emettono luci e suoni, sia per spaventarlo che per avvisare gli automobilisti del pericolo. Il loro uso andrebbe sicuramente incentivato. Prede e predatori Poiché dove c’è la preda, lì si trova anche il predatore, ed essendo il cinghiale la preda per eccellenza del lupo, non poteva essere che quest’ultimo non facesse altrettanto rapidamente la sua comparsa vicino ai luoghi abitati. In questi ultimi anni, sono stati numerosi gli avvistamenti vicino ai paesi o nelle periferie di grandi città in diverse zone italiane. Il lupo in Italia è una specie protetta, quindi non può essere oggetto di attività venatoria. Attualmente, in Italia si stima che ci siano circa 3mila lupi, mentre in Europa sarebbero circa 17mila. Le prede del lupo sono principalmente selvatiche ma, come noto, possono essere anche gli animali d’allevamento, soprattutto caprini e ovini, per l’estrema facilità di cattura. La totale protezione del lupo, in vigore in alcuni paesi europei, ha fatto sì che molti esemplari abbiano meno paura dell’essere umano; si parla di «lupi confidenti», che si addentrano nelle periferie dei centri abitati e fanno strage soprattutto di pecore e capre anche custodite all’interno di recinti, che questi predatori sono spesso in grado di saltare. Da una parte, dunque, il lupo potrebbe essere alleato dell’uomo nel controllo dell’espansione dei cinghiali, dal momento che, come fanno spesso i grandi predatori, catturano più facilmente i piccoli che gli adulti. Per contro, i lupi causano gravi danni agli allevatori, anche perché sovente un singolo lupo che riesce a introdursi in un recinto di pecore o capre, ne uccide parecchie per cibarsi di una soltanto. Questo capita perché gli animali d’allevamento hanno perso i comportamenti delle prede selvatiche, quindi stanno fermi, oppure fuggono disordinatamente, mentre il lupo ha mantenuto le sue caratteristiche naturali di predatore, cioè è programmato per assalire l’animale oggetto di preda. Ecco perché è essenziale non fuggire di corsa dandogli le spalle. Tra l’altro, i lupi si avvicinano sempre più ai centri abitati seguendo anche le stagioni e le condizioni meteo, poiché sono le loro stesse prede, in particolare gli ungulati, a farlo. Normalmente l’inverno comporta carenza di cibo per gli animali selvatici, che tendono ad avvicinarsi maggiormente ai centri abitati. Secondo alcuni studiosi sarebbe opportuno derogare alla protezione assoluta del lupo, con degli abbattimenti controllati, in modo da riuscire a mantenere alta nel lupo la diffidenza verso l’essere umano. Rosanna Novara Topino SPARARE (ANCHE IN CITTÀ)? La nuova legge di Bilancio del governo Meloni contiene anche un provvedimento che è stato definito, in sede di discussione, «emendamento Far West». Esso ha modificato la disciplina vigente sul controllo e il contenimento della fauna selvatica (legge 11 febbraio 1992, n.157). In particolare, le novità sono rappresentate dalla modifica dell’art. 19, che ne regola il controllo e dall’aggiunta dell’art. 19-ter, che disciplina il piano straordinario per la sua gestione e il contenimento. Il nuovo articolo 19, in particolare, stabilisce che le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica (limitatamente ai cinghiali) anche nelle zone vietate alla caccia, come le aree protette e quelle urbane, indipendentemente dai periodi di caccia e anche nei giorni di silenzio venatorio. I fini di questa attività sarebbero la tutela della biodiversità, la migliore gestione del patrimonio zootecnico, la tutela del suolo, la prevenzione delle malattie infettive trasmissibili dalla fauna selvatica, la selezione biologica, la tutela del patrimonio storico-artistico, la tutela delle produzioni zooagro-forestali e ittiche, nonché la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza. (RNT)
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=