Una società matriarcale In realtà, se consideriamo la biologia e lo stile di vita dei cinghiali, la risposta è certamente «no», anzi, con la caccia, si rischia di aggravare il problema invece di risolverlo. Infatti, nonostante il gran numero di capi abbattuti ogni anno (circa 300mila secondo l’Ispra), la loro popolazione continua ad aumentare. Per capire questo fenomeno, dobbiamo prendere in considerazione la biologia e l’ordine sociale dei cinghiali, che vivono in società matriarcali con a capo una femmina anziana, detta «matrona», che è la madre di tutte le altre femmine presenti nel branco e che è l’unica a riprodursi in condizioni normali, dal momento che essa emette particolari feromoni capaci di inibire la riproduzione delle femmine più giovani, impedendo che esse vadano in estro. La matrona normalmente si accoppia con il maschio più anziano, detto «salengano», che, pur essendo un animale potente, è caratterizzato da una bassa carica spermatica. Dalla loro unione nascono mediamente 4-6 cuccioli all’anno. Date le maggiori dimensioni delle matrone e dei salengani, essi sono le vittime predilette dei cacciatori, i quali, uccidendoli, privano il branco di controllo. In tal modo, le giovani femmine rimanenti entrano immediatamente in estro e si accoppiano con i giovani maschi ad alta carica spermatica. Il risultato è che in un branco, nel quale normalmente sarebbero nati solo i cuccioli della matrona, ogni anno ne nascono 2030 dalle giovani femmine. Queste, per riprodursi, hanno soltanto bisogno di raggiungere i 30 chilogrammi di peso (indipendentemente dall’età), cosa piuttosto semplice vista la grande disponibilità di cibo sul territorio. L’età media di riproduzione delle femmine di cinghiale è scesa da 18 a 15 mesi. Quindi, è a causa delle battute di caccia che colpiscono gli animali più grandi e anziani, che ci ritroviamo popolazioni sempre più giovani e prolifiche. L’intervento umano Questo dimostra come spesso l’intervento umano in natura porti più danno che beneficio. Come se non bastasse, l’attività venatoria, oltre ad alterare l’organizzazione sociale dei cinghiali, ne altera la mobilità spingendoli verso le aree libere da cacciatori, come i luoghi abitati, i bordi delle strade e i parchi cittadini. Peraltro, bisogna distinguere la caccia sportiva dall’attività di controllo e dalla caccia di selezione. Mentre la prima è sostanzialmente un hobby, l’attività di selezione si fonda su basi ambientali ed è selettiva sugli animali da contenere scegliendo, in base a valutazioni biologiche ed ecologiche, quali colpire, utilizzando un’ampia strumentazione e non solo il fucile. La caccia di selezione è invece una via di mezzo tra le altre due. È effettuata da cacciatori, ma su base ecologica, per cui chi vuole diventare selecontrollore deve seguire dei corsi di formazione e superare un esame finale. Tuttavia, è bene considerare che se ci sono voluti settant’anni per arrivare alla situazione attuale, questa non potrà essere risolta in breve tempo. Come prevenire i danni Sarebbe opportuno agire su più fronti. In primo luogo, limitare la pressione venatoria, per evitare il più possibile l’alterazione dell’organizzazione sociale dei cinghiali, che - come abbiamo visto - favorisce un maggiore numero di nascite. Inoltre, bisognerebbe predisporre delle aree libere dalla caccia, dove gli animali si sentano più sicuri e quindi invogliati a lasciare i luoMARZO 2023 | MC | 27 N el caso ci siano avvistamenti di animali selvatici nella zona in cui abitiamo, è necessario adottare alcuni accorgimenti per non correre rischi e non farli correre ai nostri animali domestici. Ove possibile, è consigliabile munirsi di una recinzione attorno alla propria abitazione. È fondamentale evitare di lasciare cibo in giro, sia sotto forma di spazzatura (che va sempre messa negli appositi contenitori, se la raccolta differenziata viene fatta in strada), sia sotto forma di pasti per cani e gatti. È importante fornire ai nostri animali domestici un riparo sicuro per la notte. Nel caso si faccia una passeggiata all’aperto con il proprio cane, è fondamentale tenerlo al guinzaglio: i lupi possono attaccare i cani lasciati liberi. Sarebbe meglio evitare di trovarsi in zone isolate, come un bosco, da soli. Nel caso si avvisti un lupo da lontano, è fondamentale mantenere una distanza di almeno 100 metri, quindi allontanarsi senza fare rumore, evitando di avvicinarsi per fotografarlo. Se si è vicini, bisogna arretrare lentamente senza mai dare le spalle al lupo. Nel caso si sia in gruppo, è meglio disporsi a cerchio, sempre senza dare le spalle al lupo e tenendo eventuali bambini al centro. Meglio evitare di fare passeggiate all’aria aperta all’imbrunire o nottetempo. Se si trova un lupo ferito, bisogna evitare di avvicinarsi e toccarlo, è necessario allontanare il proprio cane o legarlo al guinzaglio e chiamare immediatamente i carabinieri del Corpo forestale (1515 oppure 800 25 36 08). Nel caso si trovi un lupo morto, non bisogna toccarlo, ma prendere nota della posizione e rivolgersi ai numeri summenzionati o al 112. (RNT) Uomini e lupi IN CASO D’INCONTRO © Mert Guller - Unsplash
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