Missioni Consolata - Marzo 2023

Popoli indigeni | Amazzonia | lula “ Per la prima volta un’indigena guida la Funai. storia, noi esistiamo in forme molto diverse: siamo nelle città, nei villaggi, esercitando i mestieri più vari; viviamo nel vostro stesso tempo e spazio, siamo contemporanei di questo presente e costruiremo il Brasile del futuro, perché il futuro del pianeta è ancestrale». Joenia Wapishana Oltre a un ministero e due seggi in parlamento (anche Celia Xacriabà è stata eletta per lo stato di Minas Gerais), il movimento se sia stato abbandonato nella foresta ancora bambino. Storie come questa sono peculiari di luoghi distanti e inaccessibili come l’Amazzonia, ed è naturale che restino avvolte in un alone di mistero, vista la sua impenetrabilità e la difficoltà a ricostruire i contorni reali degli eventi che in essa si verificano». Cosa ha rappresentato la Funai sotto Bolsonaro? «La Funai è stata militarizzata e svuotata di risorse economiche e umane. Portando avanti la politica apertamente anti-indigena del governo, tanto da essere definita, con un rimaneggiamento sarcastico dell’acronimo, un’“anti Funai” (Fundação anti indìgena, ndr), ha tradito il proprio mandato, cioè quello di identificare e delimitare le terre e proteggere i popoli indigeni. La maggior parte dei sertanistas e degli antropologi della vecchia guardia, con l’ascesa di Bolsonaro sono stati rimossi e sostituiti da missionari evangelici e militari, di certo non fedeli al motto del generale Rondon, padre dell’indigenismo: “Morire se necessario, uccidere mai”. Qualcuno è stato vittima di atti disciplinari e altri, come Bruno Pereira (indigenista assassinato nel giugno 2022, ndr), ha pagato con la vita il proprio impegno per la causa indigena». Quale messaggio vorresti mandare al presidente Lula? «Vorrei chiedergli innanzitutto di riprendere il processo di riconoscimento delle terre indigene che è stato vergognosamente paralizzato durante il governo Bolsonaro - che aveva tra i propri slogan “neanche un centimetro in più di terra per gli indigeni” - e di tutelare la volontà dei popoli indigeni in isolamento di non essere contattati. Ciò può essere realizzato soltanto restituendo dignità alla Funai, dotandola cioè delle risorse umane e finanziare necessarie per onorare il proprio mandato. La creazione di un ministero dei popoli indigeni, diretto da un rappresentante, per giunta una donna, di quei popoli, è un atto senza precedenti ma, come qualsiasi ministero, può essere abolito dai successori. La Funai, invece, è un organo creato per legge, quindi più solida e duratura in quanto, per abolirla, sarebbe necessario passare per il parlamento». Si.Za. MARZO 2023 | MC | 23 Dall’alto in basso: l’attivista indigena Celia Xacriabà, eletta al Congresso; Marina Da Silva, ministra dell’Ambiente; Anielle Franco, ministra per l’Uguaglianza etnica. A sinistra: il sertanista Sydney Possuelo con un indigeno Akuntsu di Rondônia. | A lato: un ingrandimento fotografico dell’«indio del buco», morto presumibilmente ad agosto 2022. © Funai © Raquel Aviani - Secom UnB © José Cruz - Agência Brasil © Valter Campanato - Agência Brasil

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=