“ Il Congresso è simbolo della Lima escludente e razzista. Più netto César Hildebrandt, uno dei più noti giornalisti peruviani, secondo il quale non c’è nulla di eroico nella resistenza di una presidenta rifiutata dal 70% dei cittadini (secondo inchieste Iep e Ipsos). Sul settimanale da lui diretto, si legge (3 febbraio): «Ogni giorno c’è più tensione tra la presidente della repubblica e il capo dei consiglio dei ministri (Luis Alberto Otárola). Questo rende ancora più debole un governo che deve affrontare un Congresso inamovibile e l’indignazione della strada. Il paese sembra un tunnel senza uscita». Andare alle elezioni quanto prima è una soluzione suggerita (3 febbraio) anche da The Economist, il noto settimanale internazionale (che certamente non è una voce vicina alla sinistra). Lima e gli altri Gianni Vaccaro, cooperante italiano di area cattolica che abita con la famiglia peruviana alla periferia di Lima, ci dice: «Capisco i manifestanti. La popolazione che ha votato per Castillo - quella del mondo rurale, del Sud andino e della sierra in generale - sostiene che il suo voto non è stato rispettato e per questo chiede che presidenta e Congresso se ne vadano». «Questa - sostiene il nostro interlocutore - è una manifestazione storica, perché è il mondo rurale che protesta, proprio contro i privilegi di Lima, che ovviamente è indifferente. Per Lima intendiamo la sede rappresenta- | MC | MARZO 2023 20 IL PERÙ SU MC Paolo Moiola, Wilfredo Ardito Vega, Gianni Vaccaro, Perù, 1821-2021. Duecento anni sono pochi, dossier, agosto-settembre 2021, reperibile sul sito della rivista. © foto Andina de Televisión © Juan Carlos Cisneros - AFP tiva dell’élite di sempre, quella che, dal 1821 (anno dell’indipendenza, ndr), ha ereditato il colonialismo spagnolo per esercitare un colonialismo interno». Si è parlato - obiettiamo - anche d’interferenze esterne (dei paesi vicini e dell’ex presidente boliviano Evo Morales): «Un’altra volta l’idea coloniale, classista e razzista che, se il mondo rurale protesta, è perché qualcuno lo sta manipolando». «Non può essere - conclude - che il Congresso, simbolo della Lima escludente e razzista, abbia sempre la partita vinta». D’altra parte, se quasi il 60% dei cittadini considera giustificate le proteste della piazza significa che anche Puno, Cusco e la sierra fanno parte del Perù. Paolo Moiola PERÙ Qui: centinaia di manifestanti radunati davanti alla cattedrale (barocca) di San Carlos Borromeo, nella piazza principale di Puno, il 9 gennaio 2023. | A sinistra: la presidente Dina Boluarte, della quale i manifestanti chiedono le dimissioni.
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