Missioni Consolata - Novembre 2022

75 novembre 2022 MC Nella piazza centrale di questo industrioso paese della provincia di Asti, fa bella mostra di sé un’insegna con la scritta: «Benvenuti a Castelnuovo Don Bosco, terra dei santi e del vino». Accostare «santità» e «vino» non appare agli abitanti del paese una dissacrazione. A parte il fatto che Gesù stesso ha fatto uso del vino per darci il più grande regalo che è l’Eucaristia, la coltivazione della vite e l’industria del vino fanno veramente parte della vita della gente e anche dell’infanzia dei loro quattro santi. Il capostipite dei santi castelnovesi fu san Giuseppe Cafasso che, nel corso del XIX secolo, infuse ad una schiera di sacerdoti della diocesi di Torino la sua spiritualità seria e misericordiosa, favorita da un’attenta relazione con Dio e allo stesso tempo aperta alla carità verso il prossimo, soprattutto ai poveri e agli ultimi. Non per nulla essi vennero chiamati «Santi sociali». Don Giovanni Bosco fu l’allievo più celebre di san Giuseppe Cafasso, mentre il beato Giuseppe Allamano, nipote di sangue, seppe ereditare in maniera esemplare lo stile di vita e di santità dello zio. Fin da secoli lontani, l’industria del vino è sempre stata caratteristica di Castelnuovo che, grazie alla sua posizione geografica, si presenta ricca di vigneti che producono principalmente il Malvasia e il Freisa d’Asti. Le sue varie frazioni sorgono infatti su assolate colline, molto favorevoli alla coltivazione di questi vitigni. Introducendo un suo scritto inedito sulla vita del santo zio Giuseppe Cafasso, Giuseppe Allamano così amava descrivere in maniera un po’ poetica il paese nativo: «A dieci miglia circa da Torino, per quella parte che volge a oriente, posa sull’estremo declivio di lunga collina a destra ed a sinistra circondata da ridenti colli ricchi di vigneti che gli fanno nobile corona, con davanti verdeggiante e deliziosa pianura, Castelnuovo d’Asti, paese assai considerevole pel numero dei suoi abitanti e piccolo centro di commercio e di comodità pei molti paeselli che gli stanno vicino». Giuseppe Allamano non ha mai lavorato nelle vigne, dato che all’età di 10 anni ha lasciato Castelnuovo per Torino per continuare i suoi studi nel Convitto di Don Bosco. Tuttavia i ricordi dei lavori della sua gente sono sempre stati vivi e presenti nella sua mente e hanno plasmato in qualche modo anche il suo carattere e personalità. Per lui la vita dei contadini tra le vigne di Castelnuovo si identificava con laboriosità, lavoro duro e diuturno, e propensione al servizio. Tali caratteristiche avrebbe trasmesso con insistenza ai suoi missionari e missionarie. Diceva loro: «Un missionario che non sappia e non abbia voglia di lavorare, non è un vero missionario». Era sua convinzione che il lavoro rende solidali con le persone umili e attenti ai bisogni dei poveri. padre Piero Trabucco Inserto a cura di Sergio Frassetto CastelnuovoDon Bosco MC “ Canonico Giacomo Camisassa

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