zero verso il lavoro forzato e che, nei cinquanta paesi dove operano i suoi fornitori, i controlli sono molto severi. Stesse accuse sono state rivolte ad altri big del mondo digitale come Amazon, Google, Microsoft e Facebook. TRA LE MURA DOMESTICHE Ancora meno noto è il lavoro schiavo nei servizi e, in particolare, nell’ambito domestico. In Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrain, Kuwait, Oman, ma anche Giordania e Libano, esso si basa su una interpretazione distorta del sistema di regole noto come «kafala», nato inizialmente come adozione islamica e poi estesosi ai rapporti lavorativi tra famiglie locali (gli «sponsor») e immigrati assunti come domestici (la Ilo ha stimato oltre tre milioni di persone). Sono conosciuti gli abusi sulle donne etiopi impiegate in Libano o sul personale filippino in Arabia Saudita (paese che, in teoria, ha abolito la kafala nel marzo 2021). Per parte sua, Amnesty International ha denunciato con forza le condizioni disumane imposte in Qatar ai lavoratori stranieri (da India, Nepal e Bangladesh) impiegati nella preparazione del mondiale di calcio in programma in questi mesi di novembre e dicembre. Lo sfruttamento dei lavoratori domestici avviene anche nei paesi latinoamericani, in particolare in Perù. Prima della pandemia di Covid-19 (che ha portato a moltissimi licenziamenti), la Ilo stimava in 450mila i collaboratori familiari (quasi tutti donne, trabajadoras del hogar) nel paese andino. In Perù, il lavoro domestico è regolato dalla legge e sono attive varie organizzazioni sindacali, ma permangono situazioni di sfruttamento se non di schiavitù. Soprattutto in presenza di contratti verbali o di minori. SFRUTTAMENTO ONLINE La condizione di schiavitù - sia nella forma di lavoro che di matrimonio - diventa ancora più intollerabile quando i soggetti coinvolti sono minori. Due su cinque di quelli costretti a sposarsi erano bambini quando il matrimonio ha avuto luogo. Tra questi, il 41% è stato costretto a sposarsi prima dei 16 anni, con una netta prevalenza di ragazze (87% contro 13%). Il matrimonio forzato - più frequente nei paesi arabi e nei paesi asiaminacce, violenza, inganno, abuso di potere o altre forme di coercizione. Le stime globali indicano che nel 2021, ogni giorno, circa 49,6 milioni di persone si trovano in condizioni di schiavitù moderna, costrette a lavorare contro la propria volontà o in situazione di matrimonio forzato». In entrambe le condizioni, le vittime preferite sono le donne e i minori. Il lavoro forzato riguarda soprattutto i migranti, a causa della loro condizione di vulnerabilità e ricattabilità (quando sono irregolari). I settori d’impiego sono l’agricoltura, le fabbriche manifatturiere e il lavoro domestico. I datori di lavoro sono in maggioranza privati, ma ci sono anche entità statali. Accade, per esempio, in Myanmar, con la giunta militare al potere dal febbraio 2021. O nella regione dello Xinjiang, dove la Cina - secondo il rapporto dell’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu uscito il 31 agosto - costringerebbe al lavoro forzato le minoranze uigure (di fede islamica). In questo scandalo, sono rimaste coinvolte anche aziende fornitrici della Apple. La multinazionale californiana si è sempre difesa affermando di avere tolleranza novembre 2022 MC 57 A MC Lavoro forzato | Matrimonio forzato | Sfruttamento minorile I matrimoni forzati sono ancora diffusi nei paesi arabi e in quelli asiatici. © Khadija Yousaf - Unsplash LAVORO FORZATO 12% 86% 23% 28 milioni 3,3 milioni minori d’età Nel settore privato Nel commercio sessuale MATRIMONIO FORZATO 68% 22 milioni 14,9 milioni ragazze e donne Fonte: rapporto Ilo, settembre 2022. "
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