Missioni Consolata - Novembre 2022

A cura del Direttore MC R Noi e voi LETTORI E MISSIONARI IN DIALOGO I I I I I I quel villaggio è stato assalito ancora una volta. Mary, che era tornata a visitare suo padre, è stata uccisa con i giovani soldati, nel tentativo di recuperare il bestiame rubato, così essenziale per la vita in quelle terre. Lascia quattro figli e un grande ricordo. Sui social la chiamano «ambasciatrice di pace» e «campionessa della giustizia, dell’armonia e della coesistenza pacifica». Per me, Mary è stata un motivo di gioia, perché splendido risultato del programma di sostegno a distanza che ha come scopo fondamentale quello di costruire persone più che strutture. Persone che, come Mary, diventino soggetti del loro stesso riscatto e aiutino la loro gente per uno sviluppo di giustizia e pace. padre Gigi Anataloni Torino, 29/09/2022 LA DIGA IN ETIOPIA Si sente parlare troppo poco della diga che si sta costruendo in Etiopia e che cambierà l’economia anche di Egitto e Sudan. Non è nemmeno chiaro chi presta i soldi (penso la Cina). Se ne sa molto poco, però gli etiopici stanno cominciando a riempire il loro invaso e i cinesi stanno facendo imporUCCISA AMBASCIATRICE DI PACE Il 24 settembre, in un remotissimo angolo del Kenya, nel Turkana Est, nelle zone semiaride della Suguta Valley, un centinaio di chilometri a Sud del Lago Turkana, nelle savane di Kamuge, sono state massacrate una decina di persone, tra cui sette soldati, un autista, un chief e una mamma di famiglia, Mary Kanyaman Ekai. Il massacro, ad opera di Pokot razziatori di bestiame, è indice dell’alto grado di insicurezza che esiste nella regione in cui, nel 1981, era stato ucciso anche padre Luigi Graiff (vedi MC 12/2021, p. 6). Perché riportarvi questo fatto che non ha toccato i nostri giornali e che ha fatto notizia in Kenya, dove gli scontri tribali nel Nord semidesertico non interessano molto il resto del paese, solo perché la giovane signora ammazzata aveva una qualche notorietà? Racconto qui questa vicenda perché Mary era una ragazza turkana che ha potuto studiare solo grazie al nostro programma di sostegno a distanza. La famiglia di Mary era arrivata a Loikas, lo slum turkana di Maralal, nel 1992, quando aveva più o meno dieci anni. La sua famiglia era dovuta fuggire dalla Suguta Valley a causa di un attacco di Pokot che aveva ucciso ben dieci persone del villaggio e rubato tutti gli animali. Aiutata dalla missione, ha studiato nella scuola secondaria santa Teresa di Wamba, diretta allora dalle Missionarie della Consolata, ed è arrivata a laurearsi in biochimica. Si era poi impegnata a migliorare l’ambiente, promuovere le condizioni della sua gente, entrando nel governo della contea Samburu (lei, turkana, in una contea dominata dai Samburu) come responsabile del comitato esecutivo centrale per la salute, dove si era impegnata molto per elevare lo standard dei servizi medici. Finito il suo mandato, si era buttata nella promozione della donna e nel costruire la pace e la cooperazione tra i vari gruppi etnici della regione. Memore dell’aiuto ricevuto, lei stessa sosteneva ragazzi poveri per la scuola. Aveva anche aiutato la sua famiglia a tornare nelle terre ancestrali da dove erano fuggiti tanti anni prima. Trent’anni dopo quel massacro, 5 MC Qui: ottobre 1998, scuola secondaria santa Teresa di Wamba, Maralal, Kenya, gruppo di studentesse provenienti da famiglie povere del villaggio di Loikas aiutate col programma di sostegno a distanza. La prima a sinistra, in piedi, è una Samburu oggi attiva nella lotta alla Fgm (mutilazione genitale femminile); la seconda, anche lei Samburu, è un chief in un villaggio vicino a Maralal, la terza è la nostra Mary Kanyaman, turkana, massacrata il 24 settembre. Quella accucciata è una ragazza kikuyu. | A destra: Mary Kanyaman Ekai in una foto rilasciata dal Samburu County Government. | Le foto del massacro sono troppo scioccanti per essere pubblicate. *

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