mamma è penosa e abbiamo tante responsabilità. Io e Kerene vogliamo prendere i sacramenti, come desiderava la mamma, ma soffro perché io e Camille litighiamo spesso. Il mio più grande desiderio è andare a trovare la nonna per Natale: lei mi dà pace e affetto. Il visto è difficile da avere; aspetto notizie dall’ambasciata. Al telefono dico: «Nonna, tra un po’ ritorno da te!». «Bambina mia, che notizia meravigliosa. Ho voglia di abbracciarti!». Ma l’ennesima tragedia non si fa aspettare: lei muore l’11 novembre. Non serve più il visto. Dolori e rimpianti mi creano incubi e crisi di pianto. Non riesco a trovare pace, e la scuola, iniziata con ritardo, è una preoccupazione forte. Oggi frequento il Liceo delle scienze umane a Pantelleria. La mia famiglia è sparsa per il mondo. Resto con i miei sogni: laurearmi, diventare ostetrica, sposarmi, avere dei gemelli e vivere in una città movimentata. Aicha Fuamba e Sofia Teresa Bisi Racconti di donne MC Hanno firmato il dossier: DANIELA FINOCCHI ideatrice e direttrice del Concorso nazionale Lingua Madre. DOROTA CZALBOWSKA (POLONIA), AICHA FUAMBA (RD CONGO) E SOFIA TERESA BISI (ITALIA) DUNJA BADNJEVIĆ (SERBIA), VALERIA RUBINO (ITALIA) partecipanti e concorrenti al Clm 2018. GIGI ANATALONI direttore di MC, ha curato e coordinato questo dossier. FOTO E COPERTINE: Pag. 35: foto di gruppo delle partecipanti al Clm 2018; sulla sinistra, con microfono in mano, Daniela Finocchi. Altre concorrenti a pag. 50. ___________________ Il prossimo concorso sarà nel 2023. I racconti vanno presentati entro il 15 dicembre 2022. Per maggiori informazioni: info@concorsolinguamadre.it www.concorsolinguamadre.it aiutano a uscire dall’acqua. «Non mi sembra vero», mi viene da dire. «Grazie», dico in un modo che forse si capisce solo nel mio sguardo. «Kerene! Camille! Mamma!» iniziamo a cercarci. «Mamma! Mamma! No!» Non l’ho salvata, nessuno la trova. Sento sirene e vedo ambulanze. Mi mancano le forze, Kerene sviene, ci portano in ospedale. Vedo un’amica di mamma, lei mi abbraccia forte, in silenzio. Poco dopo vedo un ragazzo conosciuto in Libia. «Prega», mi dice, ma io sento al petto un male cattivo e profondo. Non riesco a prendere sonno: i capogiri, la paura, le tensioni sembrano sfogarsi su di me tutti insieme. Incontro i bambini, salvi per fortuna, e poi papà, su una sedia a rotelle, con lo sguardo perso e senza forze. Nessuno però ha visto mamma. Nell’isola dobbiamo ripensare la nostra vita, anche se non ci fanno mancare niente. Il giorno peggiore è quando ci accompagnano in obitorio per riconoscere la nostra mamma bella e giovane, stesa in un tavolo, ghiacciata, con i suoi vestiti addosso. È la prima volta che vedo una persona morta. «Non c’è più, non la rivedremo mai più», è tutto quello che riesco a pensare. Al funerale ci sono tante persone: i militari, il sindaco e gli altri superstiti. Dopo pochi giorni decido di telefonare a papà per informarlo della scomparsa della mamma. Lui è dispiaciuto ma non dice altro, neanche che ha voglia di incontrarci. Per un po’ restiamo ospiti da una famiglia di Pantelleria: Mariano e Giuseppina ci trattano come parenti. Dopo sei mesi, andiamo a Trapani per i documenti di soggiorno. A me sembra una specie di prigione: si sta nelle stanze e si mangia tutti assieme in una sala grandissima. Qualche volta si fanno i turni per mangiare. Nel campo di Trapani, dopo qualche settimana, arriva papà dalla Francia, con la nuova moglie e una figlia. «Ho già parlato con l’assistente sociale: ha detto che è giusto che veniate con me». Io, Kerene e Viani siamo preoccupati. Al telefono con la nonna ho capito che papà vuole riportarci in Niger, non in Francia con lui. È difficile dirgli di no: lo dobbiamo fare in tribunale a Palermo, per restare con Camille, che ora lavora in aeroporto e così è riuscito ad affittare una casa per tutti noi. Io e Kerene ci iscriviamo in terza media, Viani e Raiss alle elementari ed Ernest all’asilo. Per noi la lingua italiana è difficilissima, l’assenza di novembre 2022 49
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