Missioni Consolata - Novembre 2022

Racconti di donne MC I nostri, i loro. Questa guerra noi non l’abbiamo voluta. Ne sentivamo parlare, il vecchio teneva la radio sempre accesa e si faceva il segno della croce. «Basta che non arrivino qui», diceva. Io ringraziavo Iddio che i figli erano lontani, molti giovani sono morti in questi pochi anni. Senza nemmeno sapere perché morivano. «Forza», l’uomo in uniforme ormai si era spazientito. «Ci resta poco tempo». Ci fecero montare sul carro, io presi le redini e il cavallo si mosse. Feci per chiudere la casa, ma me lo impedirono. «Ora via, poi si vedrà!». Dietro a loro il vicino Kresimir ridacchiava. Viaggiammo una notte intera. Un convoglio di vecchi, con poche masserizie accatastate sui carri. Fu il viaggio più lungo della mia vita. All’alba arrivammo alla periferia di una grande città. Qualcuno disse che quella era Belgrado. Ci fermarono e ci fecero spostare sul ciglio della strada. «Mia moglie sta male!», si sentì da uno dei carri. Dalle case vicine cominciò ad arrivare la gente con brocche d’acqua e qualche panino. Ringraziammo con un groppo in gola. «Che ci facciamo qui?», si lamentava un altro vecchio. «Voglio morire là dove sono nato. I giovani possono anche rifarsi una vita, per noi ormai è tardi…». Ci fecero rimanere lì fermi per diverse ore. Non entrammo in città. La sera vennero dei soldati in altre uniformi. Ci scortarono, come vergognandosi, verso Sud, in campagna. Ci sistemarono nei prefabbricati tutti insieme, poi col tempo ci dettero case di mattoni. Vuote. Due letti, un fornello. Qualche coperta. I nuovi vicini senza tante parole portavano quel che potevano. Erano gentili, ma si vedeva che soffrivano anche loro. Si fece qualche conoscenza. Si parlò delle nostre vite passate, dei figli. «Avete qualche foto?», ci chiesero. «Le foto, le foto», ripeteva ormai in continuazione anche il mio vecchio. Ormai tutto ingobbito, seduto su uno sgabello davanti alla casa, lo sguardo fisso in lontananza. «Le foto!», supplicava. Un giorno mi decisi. Presi il treno e dopo diverse ore mi ritrovai al confine. Dopo molte spiegazioni mi fecero un «passi» per l’estero. Quell’estero che era la casa in cui avevo vissuto. La vita che avevo vissuto. Un po’ a piedi, un po’ sui camion di brava gente, arrivai a casa mia. Trovai il vicino Kresimir sotto il ciliegio e la sua famiglia in casa nostra. Non l’avevano nemmeno ripulita, tutto era rimasto uguale. Le piante si stavano seccando, i fiori erano appassiti. Mi si strinse il cuore ma mi avvicinai. Sulla sedia accanto all’uscio, un fucile. Cattiva coscienza? «Finalmente ce l’hai fatta!», gli dissi. «Ora hai quello che hai sempre invidiato». «Questa ora è casa nostra e tu te ne devi andare. Altrimenti chiamo la polizia!», mi rispose. «Niente polizia, ormai l’ho capito e non chiedo giustizia. E non ti chiedo nemmeno quel poco di valori che sono rimasti fra quelle mura. Voglio solo i miei album, il vecchio ne ha bisogno! «Quali album? Non li ho visti qui». «Ce n’erano tanti, con delle foto, ben rilegati, tanto tu che ci fai con le foto della nostra vita?». «Marija!», gridò Kresimir e uscì la moglie, piccola e mingherlina come lui. «La vecchia cerca le foto, le hai viste forse?». «Le nostre foto», ripetei «quelle dei miei figli, dei miei nipoti, della nostra giovinezza, dei nostri giorni felici, della nostra casa, delle nostre vite». Ormai piangevo. «Non ci sono», rispose Marija, incerta «e se c’erano le abbiamo buttate». «Dove buttate, perché buttate?», balbettai. «Dai, vecchia, vattene», mi apostrofò Kresimir. «Hai perso tutto, che te ne fai delle foto?». Sentii la mia testa girare. Come stessi morendo. Qui, davanti alla mia casa, con degli estranei che mi negavano anche la memoria. Che uccidevano anche il ricordo. Che mi privavano della mia vita. Non so come, presi il fucile. Non ho mai sparato in vita mia. Vidi Kresimir alzarsi e correre verso casa. Premetti il grilletto. Lui cadde e Marija gridò. Poi siete arrivati voi. Fate quel che volete. Io sono già morta. Dunja Badnjević Qui: foto simbolica. Distruzioni di case a Mostar (Bosnia) durante la guerra che ha causato la fine della Jugoslavia. novembre 2022 41 © Marco Bello

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=