Missioni Consolata - Novembre 2022

sono scappato. Non so come fare. Ho bisogno di aiuto. La moglie non si trovava. Sei mesi dopo S. dice che C., sua moglie, è sbarcata in Sicilia. Partono le pratiche per il ricongiungimento. C. arriva, devastata dall’esperienza e dalla gravidanza di ormai otto mesi. L’incontro con F. è emozione strana, perché la bambina sulle prime non la riconosce. È scettica, e si rifugia tra le braccia del padre. Nei giorni successivi C. riconquista la fiducia di F., piano piano. E un mese dopo nasce S., minuto, ma sano. M. è nigeriana e ha 24 anni. Non sto bene, non ho forze, dice. Pronto soccorso. È malaria. E una gravidanza recente. La malaria non si può curare definitivamente in una persona in gravidanza, perché le cure danneggiano il feto. M. sapeva. Temeva. Mi hanno stuprata. In Libia. Non posso tenere il bambino. Il passo successivo è l’accompagnamento per l’interruzione della gravidanza. Poi la malaria è stata curata. M. al suo arrivo era schiacciata dalla vita. Con lentezza si è ripresa. In Nigeria ero infermiera, dice. Potrei esserlo anche qui. M. ha iniziato a studiare. Ha ricostruito la sua vita passo a passo. E avanza, fiera. J . è gambiana e ha 17 anni. È arrivata con colui che si era dichiarato suo fratello, e che non la lasciava sola un attimo. J. è stata subito ricoverata in ospedale per problemi vari. H., suo fratello, le è rimasto sempre appresso. persone che ha imparato a riconoscere. Gioca, ride, è allegra e impara in fretta. Ha adottato a fratello un bambino di 10 mesi che ha vissuto con lei, e se ne è presa cura. F. e B. sono eritree e hanno 20 e 23 anni. Al loro arrivo F. era incinta di otto mesi e B. aveva partorito M. pochi giorni prima, in Libia. Si era imbarcata con questo bambino di sei giorni e la ferita del parto non curata, che si era infettata male. Durante la loro permanenza nel centro F. ha avuto A., una bambina sana e bellissima. B. è stata curata e il suo bambino ha lentamente preso peso. Poco tempo dopo, secondo la deroga della legge «Dublino III» che prevede il ricollocamento di richiedenti protezione internazionale in uno degli stati che hanno aderito a tale legge, sono state rilocate e hanno raggiunto i loro parenti, in Europa. P. è nigeriana e ha 23 anni. Al suo arrivo era debole. Ha scoperto in un ospedale siciliano di essere positiva a Hiv ed Epatite B, probabilmente contratte a causa delle varie, troppe, violenze subite nel suo tentativo di arrivare in Europa. P. oggi è in cura, e sta bene. È eccentrica e ha un carattere potente. È sorprendentemente positiva e trascina chiunque le si avvicini in una risata. Si rabbuia quando va alle visite. Quando chi la segue le fa domande sulla sua situazione. Ma ha individuato di chi fidarsi, e queste poche persone godono del privilegio di poter entrare dentro la sua personalità trascinante. In Italia questo tipo di infezioni, per quanto al momento incurabili, possono essere trattate. Le cure garantite permettono a chi ne beneficia di avere una vita assolutamente normale e di poter decidere di avere bambini senza infettare il o la partner. P., con le cure e queste informazioni, è rinata. E investe le persone di benessere. F. è per metà ghanese e per metà nigeriana, e ha 2 anni. Quando è arrivata non li aveva ancora compiuti, e con lei c’era il papà. Storia strana. Le statistiche dimostrano che la stragrande maggioranza di minori che arrivano con un genitore solo sono con la madre. S., il papà, fatica a prendersi cura della bambina. Mia moglie è rimasta in Libia. È incinta. C’è stata un’incursione nella nostra casa, hanno iniziato a sparare. A casa c’eravamo solo io e mia figlia, mia moglie era uscita. Ho preso la bambina e ossier Sotto: pubblico alla premiazione del Concorso Lingua Madre 2019. 38 novembre 2022

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=