ottobre 2022 49 vità. Un nuovo volto di vita, che implica il riconoscimento di nuove proposte di senso, il ritorno alla Parola di Dio e al carisma della fondazione, la risposta ai segni dei tempi, la capacità di dialogo, la valorizzazione dell’incontro soprattutto con i poveri e con i laici. [...] Missione e vita condivisa con i laici La conferenza di Murang’a ci richiama all’incontro reale con i laici nel campo della missione e della vita, dell’azione e della spiritualità. I nostri primi missionari erano laici, suore e sacerdoti. Ci rincontriamo con loro che sono la fonte comune di acqua viva con la quale innaffiamo il campo della missione e di vita e spiritualità. L’unione e la vicinanza ai laici possono fare molto bene allo sforzo di rivitalizzazione tanto per i laici che per noi religiosi consacrati. Non è un processo facile e richiede molta chiarezza nell’aspetto teologico, spirituale, apostolico, e a volte anche giuridico. Richiede anche un nuovo atteggiamento da parte dei religiosi consacrati e dei laici, e non sempre si è preparati a fare bene questo passo. L’unione fa la forza e aumenta il dinamismo. James Bhola Lengarin Murang’a 2 MC Hanno firmato il dossier: MONSIGNOR GIOVANNI CRIPPA Missionario della Consolata, è vescovo di Ilhéus, Brasile. SUOR SIMONA BRAMBILLA È superiora generale delle Missionarie della Consolata. LAURA VERRANI Teologa, si occupa di catechesi biblica nella diocesi di Torino e in altre realtà ecclesiali. PADRE STEFANO CAMERLENGO È superiore generale dei Missionari della Consolata. PADRE JAMES B. LENGARIN È primo consigliere generale e vice superiore generale dei Missionari della Consolata, responsabile per l’Asia. MARCO BELLO Giornalista redazione MC. Ha curato e coordinato questo dossier. FOTO DELLE COPERTINE: Pag. 35: alba, raggi tra le nuvole, tra Hareto e Bakko, Etiopia (foto di Domenico Brusa). Pag 50: intagliatore makua di arte sacra, a Maúa, Mozambico (foto di Marco Bello). MURANG’A 2 SU YOUTUBE: Le registrazioni video integrali dei quattro giorni di convengo, e altri contenuti, sono disponibili sul YouTube tramite la ricerca: «Consolata Murang’a 2». L’abbiamo portato avanti. Suona ancora oggi. Pensiamo solo alle nostre attuali presenze nel mondo. La congregazione è fiorita in Italia, Kenya e poi nei quattro continenti dove siamo oggi presenti. Il nostro gong risuona ancora in 33 paesi del mondo. Tutto continua a fiorisce. Però, le situazioni in cui viviamo richiedono un nuovo suono del gong basato su una lettura profonda e comunitaria dei segni dei nostri tempi e delle grida della nostra epoca. In altre parole, la nostra identità si riconosce nelle parole, nelle espressioni, negli esempi, nei ricordi che accendono un fuoco nel cuore delle persone. Ogni volta che li sentiamo, qualcosa risuona in noi. I nostri cuori sono aperti e ci riconosciamo. Tuttavia, dobbiamo essere profondamente inseriti nella nostra cultura, nel nostro mondo, riconoscerne i bisogni urgenti, sperimentarne le passioni e le voglie essenziali (senza assecondare la cultura acriticamente). Dobbiamo «suonare il gong», come i nostri fratelli a Murang’a per abbracciare la realtà odierna e trasformare gli ambienti. Dal tempo di Murang’a a oggi, sono cambiate tantissime cose ma non l’amore che viene trasmesso agli uomini e le donne di tutti i tempi. E sarà sempre così. Contatti con tante realtà umane Guardando la storia profonda del nostro istituto, «una famiglia di consacrati per la missione ad gentes» (Cost. 4), possiamo dire che il suo cammino lo ha portato a contatto con le più diverse realtà umane, sociali, politiche, economiche e culturali. Il dialogo permanente con la realtà e lo sviluppo della sua missione nella Chiesa e nel mondo lo hanno reso dinamico e ne hanno favorito la crescita verso la internazionalità e la interculturalità. La situazione attuale nel mondo globalizzato è forse la più profonda crisi di senso della storia dell’umanità. Diciamo che la gente è sofferente e disorientata. Non sorgono leader alternativi e credibili che possano convincere le persone a scegliere una nuova direzione. Le strutture, l’organizzazione, i metodi di lavoro, lo stile di vita non rispondono adeguatamente alle necessità e alle sfide di una società che è cambiata e sta cambiando radicalmente. Questa società è produttrice di nuove forme di povertà e di esclusione. Si tratta, insomma, di un cambio epocale, che esige da noi un modo nuovo di comprendere la persona umana e le sue relazioni con il mondo e con Dio, e ci porta a un nuovo paradigma. Per rispondere a questa sfida importante e trovare quel nuovo paradigma è necessario dare intensità alla preghiera, alla vita comunitaria e alla missione. (Cfr. V Conferenza generale di Aparecida, Documento finale, 44, 2007). Siamo invitati a rivedere con onestà i criteri sui quali fondiamo e organizziamo le nostre atti-
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