L’augurio è che questo tempo di «purificazione» sia di rinnovamento profondo e segno di entusiasmo ritrovato nella missione. Che possiamo camminare e passare da una missione assunta in comune a una missione condivisa. Accogliamo con spirito disponibile e aperto il messaggio di papa Francesco ai consacrati nella lettera apostolica che presentava l’anno dedicato alla vita consacrata: «Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciatevi asfissiare nelle piccole dispute della casa, non restate prigionieri dei problemi. Essi si risolvono se voi andate fuori ad aiutare gli altri e a risolvere i loro problemi e annunciare la buona novella. Voi troverete la vita donando la vita, la speranza donando speranza, l’amore amando» (cfr. papa Francesco, Lettera apostolica a tutti i consacrati per l’anno dedicato alla vita religiosa, 30 novembre 2014-02 febbraio 2016). […] Passi verso il futuro Per soddisfare le nuove esigenze della missione, noi missionari e missionarie abbiamo bisogno dei seguenti passi: • Inserirci nella Chiesa locale e vivere in comunione con i pastori, con gli altri religiosi, religiose, laici. • Ritornare al posto naturale dove noi dovremmo essere: tra i non cristiani, nella prima evangelizzazione, nel mondo dei poveri e delle nuove povertà. Da esse rileggere il nostro carisma. • Ripensare l’identità della vita consacrata in relazione al laicato, con i membri di altre religioni, con i non credenti, con l’uomo e la donna, con persone di diverse generazioni. • Imparare a perdere il protagonismo. Accettare di essere minoranza nella Chiesa e nella società pluralista. • Accettare le sfide della nuova cultura con discernimento, audacia, dialogo e provocazione evangelica. • Rileggere il carisma guidati da alcuni criteri: la riflessione comunitaria, la capacità di essere segni, di farsi capire, di provocare, di porre interrogativi, di collocare alternative radicali. • Prendere decisioni pratiche per la rivitalizzazione e la ristrutturazione delle nostre presenze nei diversi paesi, perché siano significative e interpellanti, povere, libere, liberatrici e fraterne, con un progetto e un’azione missionaria. [...] Siamo eredi di un passato, responsabili di un presente, costruttori di un futuro dalla nostra limitazione e povertà. Solidali con i nostri popoli e tra noi, dobbiamo cercare di seguire il passo del Signore nel nostro oggi, qui e ora. Stefano Camerlengo ottobre 2022 47 Murang’a 2 MC A Murang’a, dieci missionari molto giovani, alla prima esperienza in terra sconosciuta, pieni di problemi, hanno deciso di fermarsi a pensare, a pregare, a preparare il futuro. Murang’a 2 lo facciamo perché il mondo va come va e noi siamo qua. [...] Fare bene il bene, ovvero ricerca della qualità della vita La «qualità della vita» viene indicata dall’Allamano come «principio ispiratore» della nostra vita e missione: e soprattutto la qualità nell’essere e nel fare missione che, stimolati dal convegno, vorremmo assumere come principio ispiratore del nostro futuro. Discrezione e semplicità Più che le parole è la vita del beato Fondatore che ci insegna uno stile fatto di discrezione, semplicità e garbo. Sono atteggiamenti che nascono spontanei nella persona che si dona senza mirare a diventare il centro dell’attenzione, che punta a essere efficace nella sua azione senza giocare il ruolo del protagonista, che è semplice, accogliente, aperta alla dimensione comunitaria. Esprime questo «stile allamaniano» il missionario e la missionaria che ha la coscienza di essere servo e serva, che sa ritirarsi nel tempo opportuno senza pretendere niente, che propone ma non impone, che conosce il valore della gratuità. Basta ricordare quanto di Allamano disse il giornale «Il Momento» il giorno dopo la sua morte: «Non era l’uomo dell’ostentazione. Non era l’uomo eloquente. Era l’uomo del silenzio operoso. Noi crediamo che la caratteristica di tutta la sua vita sia stata questa». L’amore alla gente Dice don Dario Berruto, collaboratore del santuario della Consolata: «L’Allamano ebbe a cuore la gente, non tanto le idee. E credo che se tornasse per indicarci qual è la prima cosa che dobbiamo fare, continuerebbe a dirci: “Abbiate cura della gente; abbiate a cuore la gente. Beato te perché, quando verrai a visitarci per presentarci la santità di Dio, ci dirai ancora una volta che la prima cosa che dobbiamo fare è avere tanta tenerezza verso tutti quelli che incontriamo”». Missione da vivere insieme come fratelli e sorelle I nostri istituti stanno facendo una grande riflessione sulla missione, e stanno anche realizzando delle opzioni concrete per rispondere alle sfide missionarie di oggi, interrogandosi sul nostro modo di essere missionari e missionarie per il futuro. Ognuno e ognuna dovrebbe sentirsi coinvolto e coinvolta in questo cammino. Per questa ferma decisione di ritornare alla missione e qualificarla maggiormente, non ci sono ricette, né modelli collaudati e approvati.
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