visione di missione secondo il nostro carisma», e che sarà presentata al prossimo capitolo generale per la revisione e la approvazione finale. Cammini sinodali Lo «spirito di Murang’a» si è così dilatato, approfondito e… «spalmato» nei percorsi di istituto, informando i vari cammini, ben al di là di eventi e momenti circoscritti. Vorrei anche segnalare qui cammini sinodali che hanno riguardato non solo le sorelle, ma tutta la famiglia della Consolata che, rispondendo alle proposte elaborate nell’incontro tra le due assemblee capitolari (missionari e missionarie) del 2017, ha portato avanti, coinvolgendo missionarie, missionari e laici, «una riflessione sugli elementi principali del carisma, comuni alla nostra famiglia allargata» e ha preparato la realizzazione di questo convegno, Murang’a 2. Certamente, lo spirito sinodale di Murang’a ci interpella, alla luce dell’oggi, a camminare coltivando un forte senso di comunione e di famiglia, di unità d’intendimenti e di azione sia all’interno di Imc, Mc e Lmc, sia fra i tre soggetti carismatici. Questo convegno è un passo significativo in questa direzione, ma credo che non possa e non debba rimanere un evento isolato, bensì un trampolino di lancio affinché, come fratelli e sorelle nel carisma, possiamo creare spazi e percorsi qualificati nei quali ci si ferma insieme, insieme si prega, si condivide, si rilegge l’esperienza, ci si ascolta, ci si abbevera alle fonti del carisma, si rivede la metodologia missionaria, si progetta. Il popolo al centro «Dato il carattere e i costumi degli Akikuyu…», il documento delle conclusioni delle conferenze di Murang’a inizia così. Al centro della riflessione c’è il popolo che i missionari hanno incontrato, il suo carattere, i suoi costumi. Ma la frase continua: «… i mezzi migliori per iniziare le nostre relazioni con essi, pare si possano ridurre ai ossier 42 Ottobre 2022 seguenti». Devo dire che questo incipit del documento mi colpisce davvero. L’intento primo dei missionari è di instaurare relazioni con il popolo. Le relazioni con la gente sono il primo obiettivo, la prima cura dei missionari. Questa espressione condensata ma potente del documento racchiude, ieri come oggi, stimoli, appelli e inviti ai missionari e alle missionarie. La missione avviene nelle relazioni, o non avviene. Quando desideriamo la relazione con qualcuno, sorge in noi spontaneo l’interesse a conoscerlo, conoscerne l’ambiente, il carattere, i costumi, le modalità comunicative, ciò che lo fa felice, ciò che lo rende triste, i suoi valori portanti, il suo modo di percepire e leggere la vita, il cosmo, se stesso, l’altro, il creato, Dio. Tutto di lui ci interessa. Di un interesse vivo e nel contempo rispettosissimo, delicato, riverente, libero. Tutto il resto - nel caso di Murang’a: catechismi, scuole, visite ai villaggi, ambulatori alla missione, formazione dell’ambiente - è subordinato alla creazione di relazioni, nelle quali la Buona Notizia può passare. Perché così è la missione di Dio. Perché questa è la missione del Figlio, che si incarna e diventa Dio-con-noi, per Amore. Nel cammino dell’istituto questa consapevolezza si è gradualmente approfondita. Ricordo con gioia e gratitudine quando, durante l’intercapitolo del 2008, riflettendo assieme sulla missione e guardando alla realtà delle nostre presenze e delle nostre Qui: due momenti del Convegno Murang’a 2 sulla piattaforma Zoom. La commissione orgnizzatrice. | Sotto: una delle schermate iniziali, con alcuni dei partecipanti. «Il Vangelo chiede di scorrere nel tessuto umano, nella carne e nel cuore di persone che amano». “
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