75 luglio 2022 amico MC Maria impegna la sua anima e il suo spirito per proclamare Dio, Signore, salvatore e santo. LA PRIMA SALVATA Il primo attributo che Maria usa per Dio è «Kyrios», che traduce il nome ineffabile Yahweh, il tetragramma sacro che designa il Dio della storia e dell’umanità. Egli è colui che esiste, è l’esserci per eccellenza per l’umanità e per la creazione intera. Se egli è il Signore di tutto, Maria, dal canto suo, è l’umile, la serva. Come tale, Maria si rivolge a lui, perché lui ha guardato l’umiltà, la pochezza, la bassezza (tapeinos) della sua serva. Dal profondo di questa umiltà si innalza un inno di giubilo. Il secondo attributo di Dio che Maria celebra è «soter» (salvatore), che nell’AT soleva designare il Dio che salva (Dt 32,15; Sal 24,5; 25,5; Is 12,2; Mi 7,7). Nel riconoscere Dio come salvatore, Maria prende coscienza di essere la prima salvata. Ella capisce che la salvezza nuova e definitiva è iniziata nel momento in cui lei ha risposto «sì» all’inviato di Dio. Il suo «sì» inaugura l’inizio dell’era escatologica. Maria inizia il suo inno di lode con il lessema «magnifica», che esprime la gioia che prorompe dal suo cuore. Con questa effusione di giubilo, Maria si associa alle lodi elevate dalle comunità oranti dell’antico Israele. Alcuni esempi: «Magnificate con me il Signore. Esaltiamo insieme il suo nome» (Sal 34,4); «Loderò il signore con il canto. Lo esalterò con azioni di grazie» (Sal 69,31). «Esulti e gioisca chi ama il mio diritto. Dica sempre: sia magnificato il Signore» (Sal 35,27). POTENTE E SANTO Se Dio come «soter» è visto nella sua azione puntuale a favore delle persone, al tempo stesso è anche visto come il «Potente» e il «Santo». Maria, dunque, si rivolge a colui che ha in sé la dynamis, cioè la potenza per operare meraviglie di salvezza con «mano potente e braccio teso» (v. 51). nifestato, cioè, il suo totale abbandono alla parola del Signore. Questo suo abbandono e questa sua fede la costituiscono come vera discepola del Figlio. Infatti, quando qualcuno comunicherà a Gesù la presenza dei suoi parenti che lo cercano, Gesù dirà: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21). A questo punto l’immagine di Maria si è caricata di aspetti interessanti. È investita dalla potenza dell’Altissimo; è la benedetta per aver creduto; è la discepola che ascolta la parola. Ora Maria si presenta piena di luce divina, ha cuore e anima sovraccarichi di meraviglie stupende. Il suo «sì» le conferisce la qualifica di madre non solo dell’uomo di Nazareth, ma di quella Parola attraverso cui tutto è venuto all’esistenza. Dalla pienezza del suo cuore e dall’intensità della sua esperienza del divino, esplode in un inno solenne: il magnificat. MAGNIFICARE DIO Maria si sente parte degli anawim (i poveri di Dio) perché, come loro, è povera, senza privilegi, e non cerca ricchezze. In questo stato di umiltà sgorga dalla sua anima e dal suo spirito un inno stupendo all’indirizzo di Dio. È una voce solista che si eleva verso il cielo, che richiama il Sal 130 (129): «Dal profondo a te grido, o Signore». L’irruzione della grazia divina nel cuore e nell’anima di Maria fa sgorgare un canto di lode per la grandezza e misericordia di Dio. Prendiamo ora i versetti 46-50: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono». Maria, quale figlia di Sion, loda Dio perché ha operato in lei prodigi straordinari. HTTPS://AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Il riferimento è senza dubbio alle opere in potenza che Dio ha operato per liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana e condurlo alla terra della promessa (cfr. Es 6,1.6; 32,11; Dt 7,8; Sal 136, 10-12). Ora la mano potente e il suo braccio teso si è posato su Maria di Nazareth per proteggerla lungo il fluire dei suoi giorni. Maria poi aggiunge: ... «e santo è il suo Nome». Ciò che distingue Dio da tutto il resto è il suo nome «santo», che lo colloca oltre il tempo e oltre lo spazio. Possiamo qui notare che Dio, pur essendo il Signore, il Potente, il Salvatore, che ha mostrato il suo potere con azioni grandi a favore di Maria, tuttavia rimane il separato, il distinto, il tre volte santo. A noi sta di eliminare la distanza che lo separava da noi per contemplarlo come l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Va qui notato che i quattro attributi che Maria riferisce a Dio, Luca non esita a riferirli a Cristo. Egli è chiamato «Signore» durante il suo ministero pubblico. Luca riferisce a Gesù l’attributo «salvatore» sin dalla sua nascita a Betlemme. E negli Atti afferma esplicitamente: «Dio l’ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati» (5,31). Per Luca Gesù è anche un «profeta potente» (24,19) ed è colui che ha il potere di «rimettere i peccati» (5,24). È significativo che solo Luca riferisce il termine «santo» a Gesù (cfr. 1,35; At 3,14; 4,27.30). MARIA LA «BASSA» Il fatto che gli stessi attributi siano riferiti sia a Dio che a Gesù, ci induce a credere che Maria, nell’arco della sua vita, imparerà gradualmente che il Figlio è intimamente associato a Dio e che gode delle sue stesse prerogative. In altre parole, con il suo «sì», ella è stata introdotta nel circuito della divinità.
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