Pagina precedente: isola delle Kinmen, sulla spiaggia dispositivi anti approdo contro carri armati. Sullo sfondo la Cina continentale, a soli 3,2 km. Qui: isola Nagan, arcipelago Matsu, una vista sullo stretto in direzione del Fujian cinese. Sotto: cartina della Cina con l’isola di Formosa (Taiwan). * * * * 52 luglio 2022 MC TAIWAN Spesso ci si riferisce a Taiwan come a una semplice isola. Se si parla solo dell’isola principale del territorio taiwanese, si fa una limitazione dello status politico di quella che ufficialmente ancora oggi si chiama Repubblica di Cina, il nome con il quale Taiwan è indipendente de facto. Il territorio amministrato dal governo di Taipei è composto, infatti, da oltre 150 isole. Diverse di loro si trovano molto vicine all’isola principale di Taiwan (o Formosa, come fu battezzata a metà del XVI secolo dai portoghesi). E spesso sono abitate da cittadini di minoranze etniche, dunque non han. Tra esse c’è Lanyu (Orchid Island), popolata soprattutto dai Tao. C’è Green Island, diventata celebre durante i decenni della legge marziale imposta dal Kuomintang (partito dei nazionalisti di Chang Kai-shek, ndr). Qui fu costruita una prigione, oggi meta turistica, che ha ospitato a lungo prigionieri politici nell’era del «terrore bianco». Ci sono anche altre isole, lontanissime da Taipei eppure da essa controllate: le Dongsha (o Pratas), intorno alle quali si sono registrate manovre militari cinesi (di Pechino, ndr) nei mesi scorsi, e Taiping. Quest’ultima è la più grande isola delle Nansha (o Spratly, si veda MC giugno 2014), arcipelago rivendicato da Pechino ma anche da altri paesi del Sud Est asiatico. C’è poi la storia unica di Kinmen e Matsu, due piccoli arcipelaghi che si trovano a pochissimi chilometri di distanza dal Fujian cinese. Qui la popolazione si sente cinese, non taiwanese. Anche perché non ha mai vissuto la colonizzazione giapponese (come invece Formosa 1895-1945, ndr), né ha percepito il ripiegamento dei nazionalisti dopo la sconfitta nella guerra civile come un’ulteriore occupazione. Kinmen e Matsu hanno sempre fatto parte della Repubblica di Cina e oggi si ritrovano a esserne la rappresentazione più autentica. Proprio queste isole sono state a lungo l’avamposto militare di Chiang Kai-shek, da lì sarebbe dovuta partire la «riconquista» del continente. Sono state, invece, bersaglio dei bombardamenti di Mao fino agli anni ‘60 e ora se ne torna a parlare come dei possibili primi obiettivi militari di Pechino. Tra febbraio e marzo si sono registrate inedite incursioni aeree nei pressi dell’isola più settentrionale delle Matsu. Molti analisti ritengono che un’azione limitata su uno di questi arcipelaghi sia più probabile di un’invasione su larga scala, anche per operare uno stress test sulla volontà taiwanese di combattere e le intenzioni di Usa e Giappone. Ma la rilevanza di queste isole è anche di tipo politico, perché offrono una sintesi tra l’indipendenza de facto della Repubblica di Cina e la complessa e continua costruzione storico identitaria taiwanese. Lorenzo Lamperti La Repubblica di Cina in 150 isole Non solo Formosa Il governo di Taipei controlla centocinquanta isole nel Mar Cinese Meridionale. Alcune molto piccole, altre molto lontane dall’isola principale, altre ancora vicinissime alla Cina continentale. Alcune di esse sono basi militari, altre sono contese da diversi stati. © Lorenzo Lamperti
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