ranno riscoprire la fede cristiana. Cerca di conoscere Dio ripetendo una «strana invocazione: “Mio Dio, se esisti, fa’ che ti conosca”». All’amico Henry de Castries, nella lettera del 14 agosto 1901, racconta come debba proprio all’Islam il risveglio della fede «morta» durante dodici anni, e di come fosse attirato dalla «semplicità del dogma» del monoteismo musulmano e perciò anche dalla «semplicità» della sua gerarchia e della sua morale (Lettere a Henry de Castries [LHC], 94). A fine ottobre 1886, mentre a Parigi redige «Ricognizione in Marocco», incontra l’abbé Henry Huvelin nella chiesa di Sant’Agostino, e la sua vita cambia radicalmente. «Non appena credetti che c’era un Dio, ho capito che non potevo far altro che vivere per Lui solo» (LHC, 96-97). Ha 28 anni. A partire da quel momento il Vangelo diventerà il libro di riferimento per conoscere Gesù e per imitarlo, mentre l’abbé Huvelin resterà «il padre e la guida» fino alla sua morte. COME UN VIAGGIATORE NELLA NOTTE Conquistato dall’idea di abbandonarsi a Dio realizzando sempre la sua volontà, fratel Carlo proverà vari itinerari di santità, come un viaggiatore nel buio della notte, alla costante ricerca della sua vera vocazione. In un pellegrinaggio in Terra Santa, consigliatogli dall’abbé Huvelin, Charles approfondisce la sua chiamata: seguire e imitare Gesù nella vita nascosta di Nazareth, perché «l’amore ha per primo effetto l’imitazione». Poi, attratto dalla vita monastica, il 15 gennaio 1890 entra nella Trappa di Nôtre-Dame des Neiges (nel Sud della Francia), prendendo il nome di fratel Maria Alberico. Il desiderio di vivere una povertà più radicale lo porta in Siria, nella Trappa di Nostra Signora del Sacro Cuore, dove però non trova quello che cerca. Vi dimora per sette anni, lasciandosi formare alla scuola monastica e cercando l’imitazione più perfetta di Gesù vivente a Nazareth. Poi chiede di lasciare la trappa per andare a Nazareth, e si stabilisce come domestico presso le Clarisse, vivendo in una capanna, nella povertà e nel nascondimento. «Gesù ti ha stabilito per sempre nella vita di Nazareth: niente vestito particolare, come Gesù a Nazareth; non meno di otto ore di lavoro al giorno, come Gesù a Nazareth. La tua vita di Nazareth può essere condotta dappertutto: vivila nel luogo più utile al prossimo». A Nazareth, su consiglio dell’abbé Huvelin, medita e studia il Vangelo, per conoscere Gesù, e diventare cristiforme: «Non posso concepire l’amore senza un bisogno, un bisogno imperioso di conformità, di somiglianza e soprattutto di partecipazione a ogni pena, ogni difficoltà, ogni asprezza della vita». I Perdenti special 62 maggio 2022 MC Compone con cura un opuscoletto intitolato Il modello unico, breve sintesi del Vangelo, che porterà anche nel Sahara. Sarà per lui come uno specchio nel quale riflettersi per ritrovare i tratti del proprio volto in quelli del volto di Gesù. Oltre al Vangelo, fa anche dell’Eucarestia un pilastro della sua spiritualità. La celebrazione e l’adorazione eucaristica non sono per lui una semplice liturgia, ma una forma di vita. ESSERE DOVE DIO CI VUOLE Nel servizio, nel lavoro umilissimo, nella meditazione del Vangelo ai piedi del tabernacolo, fratel Charles cerca di vivere «l’esistenza umile e oscura del divino operaio di Nazareth», come piccolo fratello di Gesù nella santa Algeria - Tamanrasset - Charles de Foucauld / © Antoine Lorgnier/ Onlyworld.net
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