A MC 53 marzo 2022 MC Covid-19 | Politica detentiva | Violazione dei diritti umani | Tortura detenuti (per una capienza ufficiale di 51mila posti, che scendeva a 47mila considerando le sezioni chiuse per ristrutturazione), due mesi e mezzo dopo, ce n’erano 8.500 in meno. Questo accadeva grazie a quattro ragioni: la diminuzione dei reati dovuta al fatto che l’intera popolazione italiana era in lockdown, le norme introdotte dal decreto che consentivano un maggiore accesso alla detenzione domiciliare, un utilizzo più ponderato da parte della magistratura della custodia cautelare in carcere e un’applicazione più rapida e ampia delle norme ordinarie sulle alternative al carcere da parte della magistratura di sorveglianza. Tutte misure che hanno dimostrato come la risposta carceraria, che dovrebbe rappresentare una extrema ratio, sia utilizzata di solito ben al di là di quanto sarebbe necessario. Allentata la tensione dovuta all’ondata di Covid, i numeri hanno lentamente ripreso a salire. Se nel maggio 2020 c’erano meno di 53.400 persone detenute nelle carceri italiane, al 30 novembre erano già oltre 54.350. Un anno dopo, quasi 54.600. sone detenute e 120 indagati tra poliziotti e funzionari. I capi di accusa sono 85. L’associazione Antigone è citata tra le persone offese, cosa che accade quando i fatti sono tanto gravi da riguardare la società intera. Ma senza quel video probabilmente nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Le videocamere nelle carceri spesso non ci sono e, quando ci sono, sovente sono rotte. Quando ci sono e non sono rotte, mantengono la registrazione per poche ore. Forse altre violenze avvenute nelle carceri sarebbero potute emergere se l’istituzione avesse impartito le adeguate direttive. CARCERE EXTREMA RATIO Uno degli effetti dell’arrivo della pandemia sulle carceri è stato quello di farne diminuire la popolazione, come è avvenuto in molti altri paesi del mondo. In Italia, fin dal febbraio 2020, Antigone, insieme ad altre organizzazioni e con il consenso di tutti coloro che sono esperti in questioni penitenziarie, ha sottolineato la necessità di creare spazio all’interno degli edifici carcerari. Per il distanziamento sociale, i reparti per le quarantene, i reparti Covid, c’era bisogno di locali ben diversi da quelli sovraffollati e igienicamente a rischio cui siamo abituati. Con altri soggetti, Antigone ha presentato un elenco di proposte per far uscire dal carcere le persone detenute che presentavano una scarsa pericolosità sociale o problemi di salute. Il decreto cosiddetto Cura Italia del 17 marzo 2020, seppur con un’eccessiva timidezza, si è mosso in quella direzione. Se all’inizio di marzo nelle carceri italiane c’erano più di 61mila A sinistra in alto: Napoli, 9 marzo 2020, fuori dal carcere di Secondigliano i parenti dei detenuti protestano contro le nuove regole introdotte per contenere il Covid-19. Tra esse, il divieto di visite dei familiari. Qui: la casa circondariale Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e la richiesta di giustizia per Lamine Hakimi, 28enne originario di Annaba (Algeria) affetto da patologie mentali, morto, pare, in seguito ai pestaggi subiti dagli agenti penitenziari il 6 aprile 2020 proprio in quel carcere. Lamine Hakimi scontava una pena per reati comuni che sarebbe terminata a settembre 2020. * * Uno degli insegnamenti che si potevano apprendere dall’esperienza della pandemia per le carceri italiane è rimasto purtroppo per molti versi inascoltato. L’OCCASIONE TECNOLOGIA Speriamo invece che un altro insegnamento possa avere effetti duraturi: quello sull’uso delle nuove tecnologie negli istituti di pena. Esse non solo non sono pericolose per la sicurezza, ma hanno enormi potenzialità. In molti paesi del mondo la pandemia ha costituito l’occasione per l’ingresso di molte innovazioni tecnologiche in carcere. Le carceri italiane sono, da questo punto di vista, ferme a molti decenni fa. Il mondo è cambiato, ma il sistema penitenziario è stato incapace di andargli dietro. Con la chiusura dei colloqui dovuta al Covid, e sotto la pressione di Antigone che, insieme ad altri soggetti, ha portato avanti una forte azione di advocacy, alla fine del marzo 2020 il ministero ha annunciato l’acquisto di 1.600 smartphone da distribuire nelle carceri al fine di far effettuare videochiamate tra detenuti e famigliari. " Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere un pestaggio di massa sarebbe avvenuto nelle ore successive la fine della protesta.
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