tenuti battevano le barre dei cancelli. Si era, infatti, diffusa la notizia che un detenuto avesse il Covid ed era scoppiato il panico. Nei giorni successivi Antigone ha ricevuto segnalazioni che parlavano di un pestaggio di massa che sarebbe avvenuto nelle ore successive la fine della protesta. Anche in questo caso, dopo aver verificato che i vari racconti erano credibili e tra loro coerenti, gli avvocati di Antigone hanno presentato un esposto in procura dandone contestualmente notizia ai vertici del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), dai quali non hanno ricevuto risposta. STATO DI DIRITTO SOSPESO Si è dovuto attendere settembre 2020 perché le indagini partissero con decisione, quando il quotidiano Domani ha pubblicato un’inchiesta su quegli eventi, annunciando anche la presenza di un video. Nei mesi successivi il video è stato reso pubblico, e tutta Europa ha assistito a una grande sospensione dello stato di diritto che ha riguardato centinaia di persone. Nel settembre del 2021 è stato depositato l’atto di chiusura delle indagini: è lungo 176 pagine, conta 177 vittime tra le per- * 52 marzo 2022 MC della magistratura possano fare il proprio corso e far piena luce su quanto accaduto. Nei giorni successivi, Antigone (associazione per la tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario) ha ricevuto dalle carceri varie segnalazioni di ritorsioni violente che sarebbero avvenute sui detenuti dopo la fine delle rivolte. I nostri avvocati hanno presentato quattro esposti per tortura relativi a quattro carceri diverse. Non sono coinvolti nelle denunce solo poliziotti penitenziari, ma anche alcuni medici che avrebbero prodotto referti falsi. Anche su questi procedimenti ci auguriamo di avere presto una pronuncia ufficiale. SANTA MARIA CAPUA VETERE A circa un mese di distanza, il 6 aprile, una protesta è scoppiata nel reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere: i deITALIA «HANNO PURE LA TV» «Hanno pure la televisione», si sente dire spesso a proposito dei detenuti. «Hanno solo la Tv», sarebbe più corretto affermare. In carcere, infatti, il principale strumento d’informazione è proprio quello. I giornali entrano poco, internet per niente. E tutti ricordiamo cosa diceva la Tv in quei primi giorni di emergenza sanitaria: della nuova malattia non si sapeva nulla, qualcuno sosteneva che fosse come un’influenza e qualcun altro che fosse pericolosissima, tutti concordavano sul distanziamento, la mascherina, lavarsi spesso le mani. Ma in carcere la distanza è una chimera, le mascherine non c’erano, e il sapone scarseggia. Chi era dentro non riusciva ad avere notizie sui propri cari fuori dal carcere. Chi era fuori immaginava scenari apocalittici che potevano verificarsi dentro. SCOPPIANO LE RIVOLTE È in questo contesto che, tra l’8 e il 9 marzo 2020, sono scoppiate rivolte in ben 49 istituti di pena italiani. Sono morti 13 detenuti. Da subito è stato detto che le persone carcerate avevano assaltato l’infermeria e che avevano ingerito metadone. Ci auguriamo che le inchieste " Tra l’8 e il 9 marzo 2020, sono scoppiate rivolte in 49 istituti di pena, e sono morti 13 detenuti. © Carlo Hermann / AFP
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