flette l’immagine di un comparto domestico in buona parte over 50, che non si rinnova. Questo accade per l’assenza di interesse in questa professione da parte dei giovani, e per le frontiere sempre più inespugnabili che impediscono alle persone straniere di raggiungere in maniera regolare l’Italia. «Con il graduale invecchiamento della forza lavoro - dichiara il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini -, il mancato ricambio generazionale e la chiusura dei canali di ingresso regolari per i cittadini extracomunitari a cui ormai assistiamo da anni e che la pandemia ha particolarmente rafforzato, rischiamo in futuro di non avere personale a sufficienza che assista i nostri anziani e i bambini e che si prenda cura delle nostre case». INVESTIMENTO GENERAZIONALE «La prima volta che ho rivisto i miei bambini era il 1989 e il più piccolo non mi ha riconosciuta. Da allora sono tornata nelle Filippine ogni tre anni. Ho mandato i soldi a casa fino a quando i miei tre figli non si sono laureati - racconta Mercedes -. Oggi la più grande fa la dentista e ha uno studio privato, gli altri due sono ingegneri e io sono nonna di 5 nipoti». I fatti dimostrano che i sacrifici sono valsi a permettere alla generazione successiva di raggiungere un livello educativo e lavoIl comparto domestico è storicamente un settore che vive di «lavoro nero» e malpagato, a causa di una mentalità che considera l’attività di colf e badanti poco più di un lavoretto, ma anche per il costo del lavoro che, sebbene non alto, secondo l’Inps si aggira intorno a 16mila euro all’anno per una badante senza specializzazione. Una spesa ingente per un anziano con una pensione di base. «Per rendere sostenibile l’assunzione e garantire una maggiore regolamentazione del lavoro, è necessario che lo stato italiano promuova una politica di defiscalizzazione che permetta al datore di lavoro di dedurre il 100% dei contributi e almeno tra il 15 e il 30% della retribuzione di colf e badanti», conclude Lorenzo Gasparrini. SETTORE IN CRESCITA Secondo le proiezioni demografiche, la popolazione italiana over 75 anni passerà dall’11% del totale nel 2016 al 23% entro il 2050. L’aumento degli anziani porterà a una probabile crescita della domanda di lavoratori domestici e, in particolare, di assistenti familiari. La novità è che anche questo comparto sta invecchiando e molte persone sono in procinto di andare in pensione. Secondo il Dossier statistico immigrazione 2021, negli ultimi dieci anni è drasticamente calata la presenza di colf, badanti e babysitter under 30 e la fotografia attuale rirativo superiore a quello dei genitori. Così pensa anche Violeta che, dopo qualche anno di lavoro in Italia e il permesso di soggiorno in regola, ha attivato la procedura di ricongiungimento dei suoi due figli, dal 2014 in Italia con lei. «Non ho visto mia madre per anni - racconta Michaela, la figlia ventiduenne di Violeta -. Era duro vivere così, ma so che lo ha fatto per noi. Le scuole pubbliche in Moldavia non sono di qualità e le private troppo care. Appena arrivata in Italia ho sofferto di bullismo a scuola, poi le cose sono cambiate e mi sono diplomata all’istituto alberghiero e ora lavoro qui». Anche per Corina l’Italia rappresenta un luogo familiare ormai, anche se non abbandona l’idea di tornare in Perù dopo la pensione. «Mi mancano parecchi anni di lavoro, ma intanto io e mio marito siamo riusciti a costruirci una casa a Trujillo dove vivono i miei genitori». Il settore del lavoro domestico incide in maniera decisiva tanto sul Pil del paese di accoglienza che su quello del paese di origine. Secondo l’Osservatorio Domina, il valore aggiunto prodotto dal lavoro domestico nel 2020 è di circa 16 miliardi di euro, equivalente all’1,1% del Pil italiano. Allo stesso tempo, la maggior parte di colf e assistenti familiari coopera in maniera concreta al miglioramento economico dei propri paesi di provenienza, con l’invio di rimesse ai familiari, spesso utilizzate per aprire piccole attività imprenditoriali o per investire nell’istruzione specializzata dei figli che, con un livello scolastico superiore, hanno l’opportunità di svolgere professioni più redditizie. L’IMPATTO DEL COVID Vaccinate e con un contratto di lavoro regolare che ne permetteva gli spostamenti, Mercedes, Violeta e Corina hanno lavorato anche durante la pandemia. Tuttavia, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del lavoro delle Nazioni Unite, durante A MC 19 marzo 2022 MC
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