Noi e Voi logia di territorio desertico, nel Nord del Kenya, nel XIX secolo, non vivevano più di 20mila persone, con tutto il loro bestiame. Anche i Maasai, che scorazzavano dal Tanzania alle falde del monte Kenya, tutti insieme, non superavano certo le 50mila unità. Anche perché non erano i soli a vivere in quelle aree, ma dovevano competere, per i pascoli e l’acqua, con gli animali selvatici. Mi permetto anche di ricordare che è buona regola non prendere mai alla lettera i numeri riferiti nella Bibbia, che hanno più un valore simbolico che matematico. Faccio due esempi: «(Giobbe) possedette 14mila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine» (Gb 42,12). Oggi, in un allevamento intensivo per quel numero di pecore, sarebbero necessari oltre mille ettari di prati fertili e irrigati e per i duemila buoi altrettanti, senza contare quelli per i cammelli e le asine. Se poi si considera che il Sinai è desertico, gli ettari andrebbero aumentati. È chiaro allora che quelle cifre sono più simboliche che reali e vogliono enfatizzare l’abbondanza delle benedizioni divine. Un altro esempio di numero iperbolico è quello dei diecimila talenti di debito del servitore con il suo Signore (Mt 18,24). Presa alla lettera, è una quantità enorme che corrisponde a oltre 360 tonnellate d’oro. Per fare un esempio, la Banca d’Italia, che possiede uno dei più grandi depositi auriferi del mondo, ne possiede poco meno di 2.500 tonnellate. Ma ora è meglio che lasci la parola al nostro biblista. Ecco la risposta di Angelo Fracchia. Ringrazio intanto il sig. Elio Gatti per l’attenzione con cui legge non solo la rivista (e lo comprendo) ma anche i miei articoli, pur non ritrovandovisi appieno: è sempre segno di apertura e intelligenza confrontarsi con tesi diverse dalle proprie. Provo poi brevemente ad abbozzare due risposte. Calcolare il numero di abitanti delle civiltà antiche è sempre impresa difficile. Giuseppe Flavio, storico del I sec. d.C. che molti sospettano di ingigantire le cifre, parla di 7 milioni e mezzo di abitanti dell’intero Egitto al suo tempo. Di certo più di un millennio prima non potevano essere di più. Con questa cifra, la fuga di 600mila persone (non contando i bambini, Es 12,37), con tutto il loro bestiame, senza lasciare alcuna traccia nei documenti egizi, pare improbabile. Così come la loro peregrinazione per quaranta anni in un territorio desertico senza alcuna traccia archeologica in una zona quasi senza piogge. E diciamo «improbabile» solo perché gli storici non amano dire «impossibile». Alcuni storici e biblisti, addirittura, negano del tutto l’ipotesi di un’uscita dall’Egitto di tutto il popolo (le 12 tribù). I più preferiscono ritenere, come ho scritto anch’io, che almeno un piccolo gruppo (una sola tribù?) possa aver vissuto qualcosa di molto simile a quanto narrato dall’Esodo (un’opera recente, e di certo non estremista, è M. Priotto, «Esodo», Paoline 2014). E avrebbero attraversato il mar Rosso dove? Dobbiamo essere onesti e ammettere che non sappiamo ricostruirlo. Un mare che però viene definito come «Mare delle canne», lascia intendere che, almeno in un suo tratto, debba essere davvero poco profondo e paludoso. L’attuale canale di Suez, d’altronde, sfrutta laghi e paludi che da millenni separano l’Egitto dal Sinai, e che potevano comunque essere mortali per una carovana di civili inseguita da una colonna militare. Quanto ho provato a restituire, sia pure in dimensioni e con modalità proporzionate a un articolo di rivista, è ciò che la maggior parte di storici e biblisti oggi ritiene equilibrato e realistico. Ho abbreviato dubbi e precisazioni che sono normali nella ricerca storica antica, ma che ho pensato potessero annoiare un lettore non specialistico. Valutazione forse sbagliata, come le intelligenti domande del lettore indicano. Angelo Fracchia 19/11/2021 MC A SCUOLA Gentile Direttore, da alcuni anni sono abbonato alla bella rivista MC. Questa è la mia richiesta di «aiuto urgente», da professore, da educatore. Nel mio liceo ad indirizzo linguistico sono programmate cinque mattinate full immersion su tematiche relativamente libere attorno alle quali [gli studenti] devono «crescere» proprio in capacità di vagliare criticamente fonti informative, saper poi schematizzare quanto appreso e saperlo comunicare ai compagni. La mia classe ha deciso di mettere a confronto dichiarazioni ammirevoli di difesa dei diritti umani in Europa ed 6 gennaio-febbraio 2022 MC Leggi e fai leggere Nella versione WEB CLASSICA * rivistamissioniconsolata.it * amico.rivistamissioniconsolata.it * missioniconsolataonlus.it o nello SFOGLIABILE, in pdf * sfogliabile.rivistamissioniconsolata.it Seguici sui social FACEBOOK, INSTAGRAM e canale TELEGRAM Rivista Missioni Consolata. MC, la rivista per chi ama lo slow reading.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=