butions). Ad esempio, il documento presentato dall’Unione europea prevede che per il 2030 le emissioni siano abbattute almeno del 55% rispetto a quelle emesse nel 1990. Gli Stati Uniti, invece, per la stessa scadenza, hanno dichiarato di volerle abbattere del 50-52% rispetto ai livelli del 2005. Più ermeticamente la Cina ha dichiarato che, a partire dal 2020, ridurrà del 40% le emissioni di anidride carbonica per unità di prodotto interno lordo. Ha anche dichiarato che aumenterà la quota di combustibili non fossili del 15% e che aumenterà l’area ricoperta a foresta di 40 milioni di ettari. Fra i paesi più virtuosi risulta la Gran Bretagna che per il 2030 si è impegnata ad abbattere le emissioni del 68% rispetto al 1990. Del resto, già nel 2008, aveva varato una legge che la impegna a raggiungere, entro il 2050, un livello di emissioni nette pari allo zero. Che tradotto significa impegno a non emettere gas a effetto serra in quantità superiore a quella che i sistemi naturali sono in grado di neutralizzare. Recentemente, anche l’Unione europea e il Canada hanno fatto annunci nella stessa direzione e anche altri paesi, fra cui Sudafrica, Giappone, Corea del Sud, Cina, hanno dichiarato di voler diventare paesi a zero emissioni entro archi temporali diversificati, che però ruotano sempre attorno al 2050. La Cina, ad esempio, ha dichiarato di voler diventare un emettitore zero per il 2060, mentre l’India ha assunto come data di riferimento il 2070. E, dopo l’insediamento di Biden alla Casa Bianca, anche gli Stati Uniti si sono impegnati a raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. Temperatura, una crescita inarrestabile Tutti assieme, i paesi che hanno annunciato di voler perseguire l’azzeramento delle proprie emissioni orientativamente per la metà del secolo, sono 131. Un numero importante considerato che complessivamente sono responsabili del 73% delle emissioni globali. Tuttavia, il segretariato dell’Unfccc non è molto ottimista. In un rapporto pubblicato nel febbraio 2021, sostiene che se anche tutti gli impegni dovessero essere rispettati, solo nel 2030 ci si può attendere una lieve diminuzione effettiva delle emissioni di anidride carbonica. Al contrario fino al 2025 continuerebbero ad aumentare. E le conclusioni in termini di gradi centigradi le tira il Climate action tracker, un centro studi internazionale, secondo il quale le riduzioni promesse non riuscirebbero a contenere l’aumento della temperatura terrestre entro il limite di 1,5 gradi centigradi auspicato dall’Accordo di Parigi. A suo avviso, senza impegni più stringenti la temperatura crescerà di 2,1 gradi, se non di 2,6 gradi, entro il 2100. Secondo gli ambientalisti anche il piano presentato dall’Unione europea è troppo timido. Il 14 luglio scorso, la Commissione europea ha presentato il suo piano particolareggiato di riduzione di emissioni denominandolo «Fit for 55», traducibile come adatto per il 55, ossia la riduzione del 55%. Fra gli obiettivi forti del piano c’è quello di arrivare al 2030 con il 40% di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili, il miglioramento energetico di 35 milioni di edifici, l’allestimento di una rete su strada di carica batterie, la messa a dimora di tre miliardi di nuove piante. Il piano prevede anche delle forme di tassazione sui carburanti utilizzati per trasporti, industria e attività residenziali, in modo da scoraggiare il consumo di combustibili fossili. Ma, secondo le Emergenza clima MC gennaio-febbraio 2022 47 © Centro nuovo modello di svliluppo
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