Emergenza clima MC gennaio-febbraio 2022 41 presentanza istituzionale permanente dei giovani all’interno della Cop26 e di quelle a venire, ma sono in molti ad avere l’impressione che a far sentire con più forza la propria voce e a tentare di cambiare le cose siano stati piuttosto i giovani fuori dalle stanze dei negoziati. Se si ripeterà come quella di quest’anno, commentava Marco Pitò, ventiduenne attivista del movimento Extinction rebellion Italia, la Youth4Climate sarà solo un’iniziativa di facciata, uno youthwashing senza un reale intento di ascoltare i giovani. Un esempio: la presidenza Cop aveva fissato per il venerdì il giorno di confronto con i giovani sul manifesto prodotto da Youth4Climate, pur sapendo che da due anni le manifestazioni dei gruppi giovanili sono proprio il venerdì e che anche a Glasgow era prevista una marcia. Il risultato è stato che, proprio nella giornata dedicata al confronto con loro, nessuno dei giovani ha partecipato alla Conferenza e a chi ha tentato di entrare dopo la manifestazione è stato impedito l’ingresso. Lorenzo Tecleme, 20 anni, membro del collettivo DestinazioneCop e del coordinamento italiano di Fridays for future, ha seguito insieme a diversi colleghi gli eventi sia a Milano che a Glasgow e ne ha restituito i punti salienti sia sulla pagina Instagram del collettivo sia nei podcast Buongiorno Milano e Buongiorno Glasgow per il quotidiano Domani. Anche secondo la sua esperienza, riferiva Tecleme nell’incontro Facebook, i delegati a Youth4Climate non erano stati scelti dai rispettivi governi sulla base di un effettivo principio di rappresentanza scegliendo fra i più esperti e battaglieri membri dei movimenti giovanili. L’unica proposta davvero dirompente emersa a Milano riguarda l’uscita (phase out) dai combustibili fossili entro il 2030, puntualizzava l’inviato di DestinazioneCop, ed è venuta non a caso da un gruppo di delegati che ha rotto il protocollo - nel quale non era previsto nessun gruppo di lavoro sui combustibili fossili - e, in aperta polemica con gli organizzatori, ha lavorato in modo autonomo giungendo così a formulare una proposta evidentemente più audace di quelle emerse dagli altri tavoli. In disaccordo con Pitò e Tecleme si poneva invece Chiara Soletti, 34 anni, di Italian climate network, associazione nata nel 2011, membro della rete globale 350.org e osservatore presso la Unfccc dal 2014. Secondo Soletti, è vero che le iniziative come Youth4Climate rischiano di lasciare il tempo che trovano e di essere anche strumentalizzate, così come è vero che i negoziati non esauriscono il lavoro da fare per contrastare il cambiamento climatico, rispetto al quale la società civile, i suoi movimenti e le sue azioni concrete sono imprescindibili. Questo però non autorizza a negare che esistano consolidati meccanismi per garantire la partecipazione dei giovani in ambito istituzionale, a cominciare da Youngo (Youth non-governmental organizations), il coordinamento giovanile all’interno di Unfccc, che ha permesso negli anni di coinvolgere migliaia di persone e di ottenere diversi risultati. © Amir Arabshahi - Unsplash © Hermann rausb - Pixabay Qui: un lavoratore del carbone, risorsa fossile sulla quale la conferenza di Glasgow ha incassato un clamoroso fallimento. | Sopra: le alluvioni sono uno dei tanti effetti del cambiamento climatico. (Continua a pagina 45)
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