Missioni Consolata - Dicembre 2021
Ragazzi dimenticati MC che quando diventa ansiosa, si colpisce, sul muro, sul terreno, su qualsiasi cosa. Si colpisce molto duramente, che sia la testa o altro. Si fa male da sola. Non capisce nulla in quei mo- menti. Una volta che si riprende, ovvero quando si sente meglio, allora piange da quel momento in poi. Ma il fatto è che rimane a disagio. Si rat- trista per 5, 10, 15, o 20 minuti, tutto qui. Ab- biamo sofferto lungo la strada e speravamo che tutto il ricordo della sofferenza venisse cancel- lato rapidamente dalla sua memoria, altrimenti sarebbe rimasto nel suo cervello. Sai, è una bambina e le piace giocare. Così quando si siede con la sorella, assegnano a ciascuno ruoli come “Io sono un rifugiato” e l’altra dice “Io sono la polizia”. Poi si alzano e quella che fa il poliziotto viene colpita dall’altra, si inseguono a vicenda e poi combattono. È così che si ricor- dano. Quindi, non stanno dimenticando quelle cose. Tutti i ricordi, le cose nella loro mente, quelle cose sono ancora nella loro mente». D.B. «L asciai l’Afghanistan perché mia mo- glie era stata promessa a qualcun altro. Lei fuggì con me. Fummo poi minacciati. Arrivammo in Iran, ma quegli uomini riuscivano a mandarmi minacce perché avevano soldi. […] Dalla stazione di poli- zia mi fecero rimanere e mi presero quattro volte il telefono, i croati. Mi presero i soldi. Mi inflissero tanta sofferenza. Mi picchiarono. Men- tre mi stavano respingendo mi chiedevano “maani”, cioè chiedevano soldi, “money”. Ci perquisivano, cercavano soldi e prendevano tutti i soldi che trovavano. Ci trattennero, ci mi- sero una maschera sulla faccia mentre ci espel- levano. Presero i soldi da qualunque famiglia che conoscessi. Avevano questi bastoni di pla- stica: ci colpirono con quelli. In qualunque paese tu dicessi loro che saresti andato, Fran- cia, Germania, ti avrebbero picchiato. Menzio- navano un paese e poi ci colpivano. Uno, due, tre… a loro non importava quanto ci picchias- sero. Ci sedemmo e basta. Quindi ci diedero un calcio o ci dissero: “Alzati!”, e ci tolsero tutti i ve- stiti e ci picchiarono. Ci arrestavano sempre. Ecco perché abbiamo così sofferto. Mia moglie era malata, ma era riuscita ad arrivare. Fu col- pita dal freddo. Aveva nevicato e il corpo le fa- ceva male ovunque. Era stata arrestata e aveva le sue figlie con lei. Alla fine arrivarono due poli- ziotti. La trascinarono come un cadavere. Conti- nuavano a trascinarla e a trascinarla. […] Quando partimmo con il gruppo di 35 persone verso la Croazia, la bambina aveva paura della polizia e avrebbe avuto paura ogni volta che la polizia sarebbe comparsa. E l’altro problema è Famiglia afgana Zalmai e Jamila, marito e moglie di30 anni, con due bimbe di sei e quattro anni. Incontrati a Oulx a maggio 2021, hanno provato il «game» dieci volte. dicembre 2021 47
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