Missioni Consolata - Dicembre 2021
ssier «H o trascorso due mesi in Turchia, sei, sette mesi in Bulgaria, dove sono arrivato a inizio 2021, poi in Moldavia, e quattro mesi in Serbia. Non ho incontrato la polizia croata né la polizia slovena. Non ho avuto problemi di cibo o acqua. Avevamo cibo e cose da bere nelle borse nei boschi. Sono entrato diretta- mente in Italia. La parte più difficile del viaggio è stata in Bulgaria. Non si comportano bene con i migranti. Non importa se uno ha 15-16 anni, se è un bambino o un adulto, comunque lo portano in prigione e lo picchiano. Non ero Nadir, 16 anni Afghano, incontrato a Trieste nel maggio 2021. Violenze impunite Fino a un anno fa, come raccontano testimoni diretti, anche l’Italia si macchiava delle riammis- sioni di persone in Slovenia, a volte anche minori che raccontano di non avere avuto la possibilità di dire la propria l’età. Queste riammissioni sono state poi interrotte anche grazie all’opera di pres- sione legale di Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione. Ora, chi viene intercettato, per esempio dai mili- tari dell’Operazione strade sicure che pattugliano le vie tra i boschi, viene ospitato in un centro di quarantena, a Trieste come a Udine. Adulti e minori non accompagnati vanno in pagnati che transitano sul territorio italiano. Nei boschi si trovano gli oggetti del passaggio delle persone: pettini, dentifrici, documenti, ve- stiti. Tutto viene lasciato nel bosco perché ora inizia una nuova vita nella quale si può e si deve lasciare il passato alle spalle. Mauro Caputo, videomaker che abita proprio dalle parti di Dolina, ha realizzato su questi og- getti un intenso docufilm, No Borders. Flusso di coscienza . Lui, come molte altre persone, ten- tano di capire le esigenze dei profughi in cam- mino che arrivano a piedi alla stazione di Trieste, dove cercano di prendere treni per attraversare il Nord Italia. 2016 2017 2018 2019 2020 2021 25.846 15.779 3.536 1.680 4.687 6.678 Minori stranieri non accompagnati sbarcati in italia, anno per anno. stato mai in prigione prima della Bulgaria. Sono rimasto in prigione per tre mesi. Per quin- dici giorni non ho visto l’aria aperta, il cielo, solo la cella. E poi alla fine mi hanno dato un foglio e mi hanno detto: “Vai!”. Mi hanno chie- sto “Quanti anni hai?”, ma non ascoltano niente. Ci hanno picchiato. Non guardano dove ti picchiano: la testa, le gambe, la schiena, gli occhi. Non guardano neanche, picchiano e basta, i migranti e i rifugiati. Dicevano: “Perché sei venuto? Perché sei venuto qui?”. E poi ci picchiavano. […] Eravamo dodici amici, ma non so adesso dove sono gli altri. […] Sai, in Afgha- nistan, c’è la guerra. Ci sono i talebani, pic- chiano la gente e la uccidono. La situazione è molto brutta in Afghanistan. Tutti vogliono ve- nire in Europa, vogliono una vita, vogliono stu- diare, e in Afghanistan non è possibile. Va tutto male là. Ma in Italia le persone sono buone, hanno cura di noi, ci danno tutto. Ho un cugino in Gran Bretagna, a Birmingham. Lui studia lì. A me piace l’informatica. Per imparare l’inglese prima di tutto ho guardato film, ho imparato le parole e poi le frasi. Poi ho iniziato a parlare alle persone in inglese e molto lentamente ho imparato. Ora prima di tutto vorrei studiare e poi trovare un lavoro legato ai miei studi. Mi piacerebbe avere i miei familiari vicino. Tutti desiderano avere il loro papà o la mamma con sé e trascorrere una vita felice. Ma la situa- zione è critica là. […] Ai miei fratelli direi: “Non venite in questo modo, è troppo pericoloso”. Non lo rifarei, mai nella vita». D.B. 40 Dicembre 2021
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