Missioni Consolata - Dicembre 2021

Qui: Paolo Giglio in una foto del 1978, nella brousse del Burkina Faso. Sotto: donne e tecnologie appro priate sono motori di sviluppo. Qui un orto con pompaggio solare in Niger. * * giare fabbri, falegnami, affinché non siano sempre i più poveri. Che possano comprarsi una casa, produrre manufatti concor- renziali e creare lavoro». Giglio parla di una classe media pro- duttiva, oggi inesistente. Appog- giando la creazione di questa classe, si indurrebbe sviluppo economico nel paese. ENERGIA DELL’AFRICA Perché il libro di Giglio e di Be- chis si intitola «Nuova energia per l’Africa»? Tolto il fatto che entrambi lavorano da molto tempo con la tecnologia solare, soprattutto per il pompaggio di acqua dai pozzi (l’acqua è il bene più importante nei paesi del Sahel), e che nel libro c’è un lungo capitolo che ne spiega l’impiego, le nuove energie per Paolo sono qualcosa di più profondo: «Intendo l’energia che la gente può mettere a disposi- zione per cambiare le cose. Sono quelli che bisogna appog- giare con i progetti di sviluppo. Faccio l’esempio di una ragazza che si è messa a produrre un certo tipo di borse e ha dato la- voro a sessanta donne rurali. Questo è un esempio virtuoso, di quelli da appoggiare». Bisogna fare poi molta atten- zione alle pressioni sociali che i nostri artigiani possono avere. Se ad esempio si viene a sapere che una micro impresa funziona bene, subito ha addosso frotte di famigliari che chiedono un aiuto, e l’impresa fallisce. Un’altra problematica che af- fligge il Sahel da una decina di anni è la sicurezza. Come ab- biamo già scritto in vari articoli, tutta l’area è territorio di diversi gruppi jihadisti internazionali, dai quali il Niger non è esente. Per chi segue progetti di sviluppo è diventato molto difficile andare sul campo, nei villaggi e nei luo- ghi nei quali le attività sono rea- lizzate. «È un ulteriore blocco alla cooperazione di prossimità, soprattutto per i giovani che arri- vano. È diventato quasi impossi- bile andare sul terreno. Ma se si facesse un po’ di prevenzione, con progetti in certe aree, come le periferie urbane, magari si riu- scirebbe a salvare qualcosa. Vo- glio dire che se ai piccoli banditi dai una pompa solare, magari tornano a coltivare. Ovviamente non riusciamo a influire, invece, sul terrorismo». MIGRAZIONE RECIPROCA Paolo fa una proposta molto operativa e provocatoria per in- centivare luso della terra in que- sti paesi. Attirare giovani impren- ditori agricoli europei a installarsi nei paesi del Sahel, in modo da assumere gente e insegnare loro certi mestieri. «È una propo- sta originale. Non si tratta di nuovi coloni, ma piuttosto di mi- grazione nelle due direzioni. Penso a micro imprese europee che possono aiutare lo sviluppo di questi paesi. Sovente lo svi- luppo non è fatto da soli autoc- toni, che hanno più blocchi so- ciali, ma da un giusto mix di lo- cali e stranieri con competenze. Ad esempio a Niamey, lungo il Niger, sono i burkinabè che hanno fatto gli orti per primi. Poi i nigerini hanno copiato». E con- clude: «Se sono non sposati ma- gari si sposano e restano, altri- menti, se se ne vanno, non pos- sono certo portarsi via la terra». Marco Bello * AFRICA 14 dicembre 2021 MC © Marco Bello © Paolo Giglio " Se la micro impresa funziona, darà lavoro e sarà traino per l’economia.

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