Missioni Consolata - Dicembre 2021
quello che vediamo noi adesso è che i giovani arrivano e dopo un anno pensano di avere risolto tutti i problemi». Paolo ha visto passare, e spesso ha accolto, generazioni di volon- tari, cooperanti, esperti. Gli chie- diamo cosa è cambiato nell’ap- proccio al volontariato interna- zionale. «Negli anni ‘70 arriva- vamo senza una formazione spe- cifica - io ad esempio sono mae- stro - e allora cercavamo di im- parare. Osservavamo il paese per capire. Adesso lo prendono come un mestiere qualsiasi. Ma se uno non ci crede almeno un po’, in questo campo i risultati non possono esserci». Paolo non è benevolo con i fi- nanziatori. «I tecnocrati europei, non lo fanno apposta a dire stu- pidaggini, ma ne sono convinti. Ci sono cose (nella coopera- zione, nda ) che vanno completa- mente al di fuori della realtà del paese. Negli obiettivi dei pro- getti, ad esempio, leggiamo sempre le stesse frasi, come il discorso di aiutare gli ultimi. Poi, nella realtà, con le procedure che ci sono attualmente, ven- gono aiutati gli intermediari, che sono già ricchi, e non i più po- veri». Paolo da molto tempo spinge sulla micro imprenditorialità lo- cale, tema di cui è stato antesi- gnano e al quale sono oggi arri- vati tutti i principali finanziatori, come Unione europea e Coope- razione italiana. Ma anche qui, c’è qualche problema di approc- cio. «Come scegliamo le micro imprese da appoggiare? Loro (i finanziatori, nda ) vogliono che si faccia sulla base di un business plan . Ma qui in Niger l’84% della popolazione non sa né leggere né scrivere, come si fa? Si deve fare un’analisi di fattibilità e op- portunità con le persone, andan- dole a trovare, nei quartieri, nei villaggi. E non, ad esempio, invi- tandoli in venti in una sala a se- guire un seminario, come si fa spesso». Paolo ha una massima che lo guida sempre: «Siamo noi che dobbiamo adattarci alla si- tuazione e non la situazione che deve adattarsi a noi». ADATTARSI ALLA POVERTÀ Nel suo libro, il console propone delle soluzioni. Intanto scrive che ha osservato un adatta- mento della gente alla povertà, perché non si può lottare eterna- mente contro una situazione, al- lora ci si adatta. «Quelli che pos- sono uscire da questa situazione ger -. Oramai i progetti hanno solo amministratori, perché di tecnici non c’è più bisogno. Se una saldatura è fatta male, nes- suno la va a guardare, ma se la fattura è sbagliata, allora sei fre- gato». Così, l’anno scorso, ha voluto raccogliere alcuni suoi scritti - sì, Paolo sa anche scrivere - e, in- sieme all’amico Stefano Bechis, agronomo, docente all’Univer- sità di Torino, esperto di energia solare per l’agricoltura e compa- gno di mille progetti, ha pubbli- cato il volume «Nuove energie per l’Africa», uscito in italiano e francese, per l’Harmattan. Chiediamo a Paolo il perché di questo libro. «Arrivai in Alto Volta (poi Burkina Faso, nda ) il 22 marzo del 1973. Sono passati un po’ di anni e mi sono detto che certe idee bisogna dirle, proporle. Poi magari non ver- ranno accettate, ma pazienza, occorre farlo». Arrivato in Africa che non aveva ancora 21 anni, era uno dei primi obiettori di coscienza ricono- sciuti dalla legge italiana del 1972 e faceva il servizio civile so- stitutivo di quello militare. Era con la Ong Lvia che in quegli anni muoveva i primi passi. «Poi la cosa mi è piaciuta e mi sono fermato. Altri che hanno svolto il servizio nel mio stesso periodo, non sono mai più tornati. All’ini- zio ho fatto tanti errori, ma ho an- che imparato molto. Purtroppo Qui: Niger, con una pompa a pe - dali si estrae acqua da un pozzo e la si immette in un sistema di irri gazione per orti. A sinistra: Niger, un operatore di Ong tiene un incontro di forma zione per contadine e contadini in piena savana saheliana. * * 11 dicembre 2021 MC Volontariato | Cooperazione | Energie | Micro impresa A MC © Marco Bello " Vedo i giovani che arrivano in Africa e dopo un anno pen- sano di aver risolto tutti i problemi.
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