Missioni Consolata - Novembre 2021

A sinistra: il presidente Alberto Fernández con la vicepresidente Cristina Kirchner: oggi i sorrisi sono scomparsi, sostituiti da pole miche e recriminazioni. In basso: l’arrivo in Argentina del transa tlantico italiano Giulio Cesare, at tivo dal 1922. A destra: una mappa dell’ Instituto nacional de asuntos indígenas (Inai) con la di stribuzione territoriale dei popoli indigeni in Argentina. * 6 novembre 2021 MC riforma costituzionale del 1994 è stato espressamente affermato che l’Argentina ha origini indi- gene, con i popoli nativi soggetti di diritti, il che rende inaccettabile il pronunciamento del presidente. Questa sfortunata menzione è ri- provevole per le sue concezioni razziali discriminatorie. Essa coin- cide con i discorsi dei predeces- sori: Cristina Kirchner aveva af- fermato: “Siamo figli, nipoti e pro- nipoti di immigrati. Questa è l’Ar- gentina” (aprile 2015) e Mauricio Macri: “In Sud America siamo tutti discendenti di europei” (gennaio 2018). Si tratta di una costante dei discorsi presidenziali, che si traduce in fatti e che permane nel tempo, di mandato in man- dato, segnando un indirizzo di- scriminante del governo nazio- nale che va oltre i partiti politici. L’Équipe nazionale di pastorale aborigena (Endepa) è solidale con i popoli indigeni che resi- stono in questo paese dove i loro diritti sono solo sulla carta, mentre nella realtà viene loro ne- gata la proprietà dei territori an- cestrali, l’accesso a un sistema sanitario adeguato, l’istruzione multiculturale, abitazioni con- sone, un’infanzia dignitosa e un’alimentazione adeguata dal punto di vista nutrizionale alle loro esigenze. Ci battiamo per il riconoscimento di un’Argentina multiculturale, nel contesto di una convivenza americana con- sapevole della propria preesi- stente ascendenza indigena. Signor presidente, ci aspettiamo da lei non solo le doverose scuse, senza giri di parole, ma l’effettivo rispetto dei diritti men- zionati nella Costituzione che lei ha giurato di rispettare». LE SCUSE NON BASTANO Questo è il duro comunicato (da- tato 10 giugno) di Endepa, con la quale mi onoro di collaborare. Pochi giorni dopo le sue infelici affermazioni (peraltro, erronea- mente attribuite al premio Nobel Octavio Paz), Alberto Fernández si è scusato: «Non volevo - ha detto - offendere nessuno; in ogni caso, a chiunque si sia sen- tito offeso o reso invisibile, sin da ora offro le mie scuse». Successivamente, il presidente ha aggiunto un nuovo tweet in cui ha citato parole di Litto Neb- bia, un cantautore argentino di cui Fernández è un grande am- miratore, inserendo la strofa della canzone «Siamo arrivati dalle barche» ( Llegamos de los barcos ), perché «sintetizza me- glio di me - ha detto - il vero si- gnificato delle mie parole». Ha anche citato una frase simile attribuita allo scrittore argentino Julio Cortázar: «È stato affermato più di una volta che “gli argentini provengono dalle navi”. Nella prima metà del XX secolo ab- biamo accolto più di cinque mi- lioni di immigrati che vivevano con i nostri popoli nativi. La no- stra diversità è un orgoglio». Dopo lo scandalo dell’«Olivos Gate» (una festa presidenziale organizzata in piena pandemia) e del «Vacunas Vip» (le vaccina- zioni in via privilegiata per la gente vicina al potere), un altro scandalo si è dunque abbattuto sul presidente argentino, peral- tro da molti considerato come un mero esecutore delle volontà della vice Cristina Kirchner. In aggiunta, le primarie del 12 settembre - che hanno anticipato le elezioni del 14 novembre - hanno portato a una pesante sconfitta della coalizione di go- verno ( Frente de todos ) nei con- fronti dell’opposizione ( Juntos © Centro de Estudios Migratorios Latinoamericanos (CEMLA) @ al erdez " In Argentina, il modello etnocentrico bianco ed europeo rimane prevalente.

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