Missioni Consolata - Novembre 2021
I l popolo oppresso è stato li- berato, ed è fuori dall’Egitto, vivo, mentre il faraone e il suo esercito sono stati co- perti dal mare. L’impresa eroica è stata compiuta (da Dio), la sto- ria può chiudersi sulla sigla fi- nale. O almeno, è ciò che ve- dremmo in un film. Gli autori del libro dell’Esodo, però, non volevano raccontarci una bella avventura di cui inor- goglirsi. Il loro obiettivo ultimo era di indicare ai lettori un per- corso di fede nel quale avventu- rarsi: un percorso che cresce sempre, di fiducia in fiducia, di affidamento in affidamento, fino a un passaggio che può essere lancinante, che sembra minac- ciare la promessa stessa di vita che sta dietro e dentro alla rela- zione con Dio. Eppure quel pas- saggio, attraverso ciò che pare indicare la morte, conduce alla libertà. E poi? La vita è finita? «Vissero tutti felici e contenti»? No, e chi ha scritto il libro sa che la vita è poi fatta di quotidianità banale e insieme faticosa, anche svilente rispetto a quei grandi sogni sim- boleggiati dal passaggio del mare. Una vita in cui ci si può persino chiedere se quello che abbiamo vissuto non ce lo siamo inventato, o se non abbiamo di Angelo Fracchia, biblista COSÌ STA SCRITTO ♦ IL LIBRO DELL’ESODO un cammino di libertà MC R di quando ci sembrava di essere più liberi, con più possibilità da- vanti. Ogni episodio del cammino di Israele nel deserto, quindi, è an- che un suggerimento e un’istru- zione per noi e per il nostro cammino di fede (fede in Dio, ma anche fiducia nelle persone che abbiamo accanto e persino in noi e nelle nostre scelte). LA «AMARA» (ES 15,22-27) Dopo tre giorni di cammino nel deserto, ad accompagnare il po- polo è la sete. Quando final- mente si giunge a un’oasi, la sua acqua è però amara, non bevi- bile. Il testo insiste talmente tanto sull’amarezza del posto (chiamato proprio così: «Mara», che in ebraico significa «Amara») che non può trattarsi di un caso. Abbiamo faticato per prendere la decisione di fidarci, ci siamo buttati, ci aspettavamo di essere trascinati solo dall’entusiasmo e siamo invece presi dalla sete, dalla fatica, e vediamo che i no- stri sforzi non sembrano portare frutto. Subentra lo sconforto di chi sta male e pensa di essersi ingannato. L’acqua è imbevibile. Mosè si rivolge a Dio, il quale gli fa gettare nell’acqua un legno. Questa scena fa ricordare il ba- stone steso sulle acque del mare per dividerle. Questa volta viene divisa l’acqua sana, che fa vivere, dall’amaro che conte- neva. Potrebbe quasi sembrare un gesto con echi magici. Dob- biamo però ricordarci che le realtà più profonde e autentiche che viviamo, più spirituali, hanno bisogno di segni materiali per essere espresse: l’amore che sbagliato tutto. E in cui ci sembra che a prometterci gioia e vita sia la nostalgia, il passato e il vol- tarci indietro a guardare ai tempi nei quali (ci sembra) non sta- vamo poi così male. LE FATICHE E LE MORMORAZIONI E davvero questo libro antico si mostra più intelligente, profondo e acuto di tante nostre produ- zioni moderne. All’entusiasmo del «cavallo e cavaliere gettati nel mare!» (Es 15,21) segue il rac- conto di tre giorni di cammino nel deserto, senza acqua. Quando poi la si trova, è imbevi- bile (15,22-24). Quando poi, dis- setati da acque risanate e rifocil- lati da una nuova oasi finalmente ricca, il popolo si rimette in cam- mino, arriva il rimpianto per la schiavitù: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà!» (16,3). È la fragilità umana che tende ad abbellire i ricordi e a far sedere nel rimpianto, anziché cammi- nare in avanti. In questa prospet- tiva, le pagine dell’Esodo par- lano anche a noi e alle situazioni che viviamo, quelle nelle quali ci succede qualcosa di straordina- rio (la decisione di intraprendere un percorso di formazione, una vita diversa, una relazione profonda), ma il nostro entusia- smo iniziale lascia un po’ per volta spazio alla fatica del quoti- diano, alla noia del lavoro arido e pesante, alle sofferenze del cammino di tutti i giorni. E su- bentra la nostalgia del passato, Mangiare e bere (Es 15,22-17,16) 16 novembre 2021 MC
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