Missioni Consolata - Ottobre 2021
Via degli impoveriti L’animatore chiede ai ragazzi se sanno chi sono i poveri. Comunemente si parla di po- vertà estrema quando una per- sona, una comunità o tutti gli abitanti di una regione vivono con meno di 2 dollari al giorno (per il cibo, l’acqua, l’istruzione, le medicine e tutto ciò che oc- corre per una vita dignitosa). La povertà viola il diritto di cia- scuno a una vita che possa defi- nirsi umana. L’animatore rilancia la domanda iniziale chiedendo ai ragazzi se c’è differenza tra un povero e un impoverito. Quando si parla di poveri, o di paesi poveri, spesso si do- vrebbe parlare piuttosto di im- poveriti. La maggior parte, in- fatti, sono ricchi, ma le loro ri- sorse sono depredate da altri. Video: l’animatore mostra il vi- deo legato all’articolo «Il “Muro della Vergogna” che separa i ric- chi dai poveri in Perù», pubbli- cato su notizie.delmondo.info il 6/2/2016. A Lima, capitale del Perù, c’è un muro che divide uno dei quartieri più agiati da uno tra i più poveri. Il primo tratto fu costruito nel 1985, per- ché gli abitanti benestanti della zona si sentivano minacciati dalle baraccopoli sempre più vi- cine. Negli anni successivi la barriera si è estesa fino a rag- lasciando le sue sicurezze e cer- tezze, osserva cercando di non giudicare, incontra realtà e per- sone nuove e si arricchisce. Per vivere la ricchezza del viag- gio, però, c’è bisogno di allena- mento. Neanche gli atleti più ca- paci possono smettere di alle- narsi. Quale può essere per me l’allenamento utile a farmi guar- dare oltre e alzare lo sguardo? Forse capire quali cose super- flue occupano spazio nella mia vita e liberare quello spazio per ascoltare e guardare di più ciò che mi circonda, leggere il gior- nale, fare volontariato, fare il primo passo verso l’altro. Piazza dell’io Arriviamo nella piazza dell’io: è bellissima, tutta fiorita, con le panchine, una bella vista, e quello che mi piace di più. Però è una piazza particolare: c’è po- sto solo per me. Gioco: tutti i ragazzi siedono in cerchio tranne uno che starà senza sedia al centro. Questi dirà la frase: «A me piacciono tutti quelli che…», indicando una caratteristica. Tutte le persone accomunate da quella caratteri- stica dovranno alzarsi in cerca di un’altra sedia. Chi sta al centro approfitterà del movimento per procurarsi un posto a sedere. Chi rimarrà senza sedia ripeterà la dinamica, e così via. L’anima- tore farà ripetere il gioco diverse volte. Alla fine si farà un briefing. Se è vero che a ciascuno piace stare al centro del mondo, è vero anche che siamo nati per essere in relazione. Non vo- gliamo essere discriminati dal gruppo, abbiamo bisogno degli altri, di comunicare, essere ac- colti, ascoltati. Se ci fermiamo nella Piazza del- l’io, non c’è posto per l’amicizia, la solidarietà, «gli altri». giungere una lunghezza di 10 km, diventando il simbolo delle disparità economiche e sociali. Inoltre, la barriera procura agli abitanti di Pamplona, il quartiere povero, grandi difficoltà di spo- stamento. Tant’è vero che alcuni impiegano ore per raggiungere i loro posti di lavoro che sareb- bero altrimenti raggiungibili in poche decine di minuti. Dopo la visione del video e la spiegazione, l’animatore do- manda ai ragazzi: «E noi ab- biamo costruito muri nella nostra città, nel quartiere, a scuola, in casa, dentro di noi?». 3. IL BUON SAMARITANO Al centro del gruppo l’animatore mette delle foto di persone escluse, ferite, deboli, impove- rite, e invita i ragazzi a guardarle mentre ascoltano il brano di Lc. Il personaggio della parabola, davanti alla diversità ha scelto l’accoglienza, il prendersi cura, la solidarietà. Dire samaritano nel mondo ebraico aveva un si- gnificato dispregiativo. Gli abi- tanti della Samaria erano consi- derati contaminati con i pagani, non puri, esclusi. Eppure Gesù racconta una parabola in cui proprio un samaritano è il prota- gonista di una delle vicende più belle di solidarietà. AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT 79 ottobre 2021 amico MC oto di quentcourtois0 da Pixabay
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