Missioni Consolata - Ottobre 2021

R MC 69 ottobre 2021 MC avrebbe garantito protezione e tranquillità alla gente, e la pre- senza di missionari, disposti a servire indistintamente i due gruppi, avrebbe contribuito a pla- carli e conciliarli. Con la missione, poi, si sarebbe dovuta aprire an- che una strada che avrebbe ap- portato non pochi benefici: dal- l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine in caso di ne- cessità; al trasporto di acqua e generi alimentari, soprattutto nei periodi di siccità; alla rapidità di spostamento anche per la popo- lazione e il bestiame. È stato padre Polet che ha con- vinto il governo ad aprire una strada tra le rocce, guadagnan- dosi così la totale fiducia della gente, e poi ha costruito un di- spensario, aule scolastiche, dor- mitorio e casette per i maestri. Nel 1977 era spuntata anche la cappella, umile ma funzionale, e, infine la casetta per il missiona- rio. Nella valle dell’inferno era nata la missione di Parkàti. Ogni fine settimana, da South Horr, an- davo là e a Tuum. Cos’è successo all’inizio del 1981? La situazione era molto tesa. Le razzie degli Ngorokos erano con- tinue e stavano diventando sem- pre più forti e più crudeli. Prima di Natale, gli altri missionari mi ave- vano sconsigliato di andare troppo spesso a Parkàti, ma avevo risposto che, se veramente avessero voluto uccidermi, avreb- bero potuto farlo già tante altre volte. Solo poche settimane prima, ad esempio, avevano assa- lito la bottega di Parkàti mentre io ero lì a vedere tutto a circa cento metri di distanza. Scherzando, i miei confratelli mi dicevano che ero il cappellano degli Ngorokos e, prima o dopo, li avrei convertiti tutti. Anche alcuni dei miei cri- stiani mi avevano sconsigliato di andare, ma un po’ celiando, un po’ sul serio, avevo risposto loro: «Cosa debbo farci dal momento che la mia tomba è là?». E così ti sei preparato al safari. Il 9 gennaio, era venerdì, al mat- tino presto sono andato alla mis- chista Patrick, Peter Areman (un giovane diciottenne) e quattro ra- gazzi che dovevano andare a scuola a South Horr. Il viaggio è stato senza intoppi fin quasi a metà del percorso. A una dozzina di chilometri da Tuum, improvvi- samente si è parata davanti a noi una ciurma urlante di uomini ar- mati. Erano più di duecento. Ave- vano panghe (coltellacci), lance, fucili e anche mitra. Ho capito im- mediatamente il pericolo e ho tentato di invertire la marcia, ma una raffica ha bloccato la Land Rover. Non c’era più scampo. Eravamo accerchiati. Sceso di corsa, sono andato dietro per aprire il portellone della Land Ro- ver e far uscire i ragazzi. «Non ci resta che inginocchiarci, pregare e morire», ho detto loro. Speravo proprio che si limitassero a deru- barci. sione di Baragoi per acquistare farina e zucchero da portare a Parkàti. A padre Pietro Davoli e suor Cristiana Sestero, che mi pregavano di non andare laggiù perché ormai erano scappati quasi tutti a causa degli Ngo- rokos, ho risposto: «Anzitutto, faccio solo il mio dovere; in se- condo luogo, vi sono ancora i bambini della scuola e i pochi vecchi che non sono riusciti a fuggire; se non porto loro un po’ di farina, che cosa mangeranno? Non posso lasciarli morire di fame. D’altronde, se il Signore mi chiama, sono pronto». Lo stesso giorno, passato a South Horr e caricato tutto il necessario, sono partito per Parkàti e, pas- sando per Tuum, mi sono fermato a visitare la fami- glia di Veronica che aveva cura della chiesetta quando io ero assente. Vedendo un calendario sulla parete della capanna, mi è venuto di dire: «Sa- pete? Morirò il giorno 10 gennaio». Poi ho conse- gnato a Veronica una bu- sta: «Qui c’è qualche shel- lino, dopo la mia morte fa- temi dire delle messe». Prima di partire le ho an- che dato quaranta metri di cotonata blu per fare dieci divise per i bambini della scuola, chiedendole di te- nerne da parte una misura grande per avvolgervi il mio cadavere. Perplessa e un po’ spaventata, mi ha domandato: «Padre, per- ché parli così oggi?». Sono rima- sto zitto per un po’, poi, ridendo, le ho detto: «Veronica, tieni d’oc- chio il sacchetto del denaro, non voglio morire con quello come Giuda». Li ho salutati e sono poi arrivato a Parkàti, dove mi sono fermato tutto il sabato. E sei partito per tornare a Tuum. Domenica mattina, l’11 gennaio verso le 6 e mezza, sono partito per Tuum dove, come al solito, mi aspettavano per la santa Messa. Mi accompagnava il cate-

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