Missioni Consolata - Ottobre 2021

* 60 ottobre 2021 MC LA COLPA E veniamo ora all’ultimo aspetto: il senso di colpa. Le responsabilità occidentali sulle condizioni attuali di buona parte del mondo sono solo stori- che oppure ancora attuali, come il terzomondismo sostiene? Pa- scal Bruckner sostenne negli anni ‘80 che l’Occidente, pur avendo colpe storiche inoppu- gnabili, non doveva sentirsi «in colpa» per il ritardo di sviluppo del Terzo mondo, in gran parte espressione dell’incapacità delle «proprie» classi dirigenti. Per lui non era vero quindi che il man- cato sviluppo del Sud, con an- nesse tensioni, guerre, instabi- lità, insicurezza, carenza di diritti e servizi fosse direttamente con- nesso ai voleri inconfessabili dei paesi del Nord, del loro tessuto industriale, della loro rete di inte- ressi (P. Bruckner, Il singhiozzo dell’uomo bianco , Longanesi, Mi- lano, 1984). Il dibattito suscitato da Bruckner continua da quattro decenni ed è tutt’ora apertissimo con una vi- sione terzomondista che vede tra i suoi epigoni spezzoni del mondo missionario, gruppi scomposti del movimento alter- mondialista, buona parte delle Ong che lavorano «a Sud», e ot- tengono per questo, senza porsi troppi problemi o domande, fi- nanziamenti da parte di governi, agenzie ed enti del Nord; altro argomento su cui tornare. Pensiamo, per rimanere all’oggi, ai numerosi commenti a caldo - in cui si distinse padre Giulio Al- banese - seguenti l’assassinio dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, che in- scrivono l’accaduto nell’instabi- lità dell’area determinata dalla presenza di bande armate ma- novrate da multinazionali e affa- risti interessati alle materie prime del paese. Un’interpretazione bollata come terzomondista e quindi per definizione datata, polverosa, ideologica da parte dei salotti buoni dell’atlantismo e della diplomazia italiana e non. In questo senso per una fetta im- portante di opinione pubblica fa gioco mantenere in vita il ter- mine terzomondista come sino- nimo di antiquato. DOVE STA LA VERITÀ? In questo articolo si è tentata una difficile «sistemazione» del termine terzomondismo che è naturalmente un «mondo» troppo vasto per essere spie- gato in poche righe. Tuttavia, al- cuni punti appaiono chiari. C’è ancora oggi, a decenni di di- stanza, una parte dell’immagina- rio occidentale che vede il terzo- mondismo come un incrocio tra senso di colpa e ansia di riforma del proprio stile di vita e convi- venza . Il variegato fronte alter- mondialista in questo senso ap- pare come debitore dell’espe- rienza del terzomondismo. Finché continuerà a esistere lo sfruttamento dell’uomo sul- l’uomo, il vilipendio della dignità degli ultimi e quella straripante diseguaglianza che, in questi sessant’anni, non solo non si è attenuata, ma anzi si è ampliata a dismisura, continueranno a es- serci scuole di pensiero e inter- pretazioni che vedono questi mali come connessi all’arro- ganza del forte nei confronti del debole, eterno disvalore che ha avuto - e ha tuttora - lo stesso terzomondismo tra le sue inter- pretazioni. Tuttavia se sono indubbi i guasti determinati dall’accaparramento di risorse, materie prime, cervelli da parte di nazioni, aziende e comunità ricche a scapito di quelle povere, è altrettanto vero che il terzomondismo ha anche stimolato e rafforzato quella sorta di auto assoluzione per chi vive nel Terzo mondo che vede come il male venire sempre «da fuori». È ancora lungo e tortuoso il viag- gio del terzomondismo all’in- terno delle nostre società e delle loro, dei nostri stati d’animo e dei loro, delle nostre percezioni di loro e delle loro su di noi. Antonio Benci MONDO © Marco Bello " Una generazione fornitrice di manodopera migrante per industrie occidentali. Qui: Borneo malese. Danza di un’etnia dell’isola. L’etnocentri smo occidentale sminuisce le altre culture. *

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