Missioni Consolata - Ottobre 2021
urbani, che dire dei villaggi e delle comunità più remote? È stato un fenomeno che ha esacerbato i pro- blemi già esistenti di un sistema educativo di bassissima qualità, con molti limiti materiali e umani; un sistema che sopravvive grazie agli enormi sforzi degli insegnanti. Purtroppo, tra i ragazzi c’è una grande diserzione della scuola: molti, demotivati dal fatto di non avere i mezzi per studiare, hanno iniziato a lavo- rare in fattorie, miniere o coltivazioni illecite. Il confinamento ha portato anche la fame a co- loro che vivono alla giornata (soprattutto nei centri abitati). A riguardo di questo, apprezziamo molto la generosità che è nata per soccorrere tante famiglie in difficoltà. Il valore della solida- rietà è stato visibile. Il traffico di droga non si ferma Una realtà che non ha subito il confinamento è stata quella del traffico di droga. Anche durante la pandemia hanno continuato a esistere la colti- vazione, la lavorazione e la commercializzazione delle droghe. È un fenomeno che rafforza un altro problema drammatico: la violenza. Senza dubbio, quest’altra pandemia, quella della violenza, ha generato più morti del Covid-19, so- prattutto tra i giovani. Le coltivazioni illecite hanno la capacità di inco- raggiare le nuove generazioni a entrare nel mondo del guadagno facile, di difondere quella che viene definita «narco mentalità», quella di chi vuole arricchirsi in fretta e con poco sforzo. Tutto questo sta generando disgregazione fami- liare e sociale, sia nelle comunità contadine che in quelle indigene. La guerriglia Un’altra realtà, legata a quella della droga, che non ha vissuto il confinamento, è quella bellica. Essa ha continuato a seguire il suo corso «nor- male», uccidendo e provocando danni. Gli effetti del processo di pace che si sta por- tando avanti con i guerriglieri delle Farc, li ab- biamo sentiti nella fase di attuazione, quando il gruppo di insorti ha deciso di consegnare le armi. maginarie che effettive, dove le frontiere non en- trano nella mentalità delle persone e dei popoli, ci è stato imposto un confinamento duro. Improvvisamente le nostre interazioni e i nostri movimenti sono stati limitati. Abbiamo capito che nonostante l’Amazzonia sia ampia, possono verificarsi condizioni che impon- gono limiti al movimento e alle relazioni. Ora i confini nazionali e internazionali stavano entrando in vigore e in vita. Sì, la sfocatura e la relatività dei confini erano fortemente diluite da- vanti al nostro sguardo attonito e impotente. Ora il fiume che ci ha sempre unito, non solo ci separava, ma sollevava nazionalismi che non aiutano nella ricerca di soluzioni ai problemi co- muni che affrontiamo come persone, popoli e paesi. Ora reciprocità e armonia lasciavano il posto al- l’isolamento e alle tensioni personali e comuni- tarie, locali, nazionali e internazionali. Territorio trascurato: salute, scuola, fame Il Covid-19 non solo ha messo in evidenza le dif- ferenze tra i paesi, ma ha anche e soprattutto ri- velato le differenze all’interno del nostro paese. Abbiamo capito che quando veniamo chiamati «abitanti lontani» c’è qualcosa di vero, poiché in questo tempo di pandemia si è manifestato in modo chiaro lo storico abbandono dei luoghi pe- riferici della Colombia da parte dello stato. È così che il nostro territorio si rivela, pur con tutto il suo splendore, come territorio marginale, territorio di remota, vera frontiera. I servizi sani- tari sono carenti: non esistono né le infrastrut- ture né il personale sufficiente, tanto meno le attrezzature e le forniture necessarie. Se la pan- demia ha aiutato in qualcosa, l’ha fatto nell’evi- denziare la precarietà del sistema sanitario. Anche i servizi educativi sono stati travolti. Si è pensato di poter offrire un’educazione virtuale ai nostri bambini e ragazzi, ma qui, al di là dei car- telloni pubblicitari che affermano: «Leguizamo vive digitale», non c’è un servizio internet all’al- tezza. Non esistono apparecchiature informatiche che possano consentire ai ragazzi di connettersi. Se queste carenze sono state vissute nei centri ottobre 2021 41 Sotto: il rio Putumayo che fa da confine tra Colombia, Ecuador e Perù. Qui: mons. Joaquín Pinzón con suor Gabriella Bono, attuale superiora della suore della Consolata in Argentina. © A MC - Archivio otogra ico MC Covid e vescovi IMC MC
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