Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

77 agosto-settembre 2021 MC zione dell’umanità. Dunque, i Missionari della Consolata, nella convinzione dell’Allamano, avrebbero dovuto impegnarsi per la gloria di Dio, e congiuntamente e subordinatamente per la gloria di Maria, attraverso l’annuncio del Vangelo e la salvezza delle anime. Diventare ciò che il nome esprime Portare il nome della Madonna è sicuramente un onore. L’Allamano ci ha invitato a sentirci orgogliosi di avere tale nome, ma non si è fer- mato lì. Forte della sua esperienza di educatore e concreto com’era, egli ha indicato dei per- corsi di crescita proprio in forza del nome che la Consolata «si è degnata di imprestarci». Scrivendo il 16 maggio 1914 a sr. Margherita De- maria, superiora delle missionarie in Kenya, concluse la lettera con queste incoraggianti pa- role: «Vi benedico ai piedi della nostra Patrona: dimostratevi sempre degne del nome che por- tate». Questa esortazione ad essere degni del proprio nome, perché era un dono della Con- solata, è stata ripetuta altre volte. Per esempio: «Noi siamo un miracolo vivente delle grazie della Madonna; cerchiamo di meritarci ogni giorno di più il bel titolo che ci ha dato e state attente che un giorno o l’altro non ce lo tolga e ci dica: “non siete più Consolatine”, no, no, per carità». Commentando la festa della Consolata appena celebrata, in una conferenza domenicale, disse: «Voi dovete essere santamente superbe di essere sotto la protezione della Consolata: il nome che portate deve spingervi a divenire ciò che dovete essere». Divenire ciò che indica e richiede il proprio nome per lui voleva dire che i suoi missionari e missionarie dovevano es- sere semplicemente dei «consolatori» di prima qualità, impegnati a portare ai fratelli e sorelle dei paesi di missione la vera «consolazione» che è la salvezza in Gesù. Che questo modo di riflettere sia esatto, lo ha confermato il Sommo Pontefice nel messaggio che ci ha inviato per il centenario di fonda- zione dell’Istituto nel 2001, quando ci scrisse: «Con l’aiuto della Consolata, carissimi fratelli, diffondete la vera consolazione, la salvezza cioè che è Cristo, salvatore dell’uomo». Figli prediletti e felici Leggendo quanto ha detto l’Allamano sul rap- porto dei suoi missionari e missionarie con la Consolata c’è da rimanere stupiti. Ha usato, in- fatti, espressioni così intense, che si possono spiegare solo se pensiamo al suo specialissimo rapporto con la Madonna che sognava di tra- smettere, allo stesso livello, a quanti intende- vano seguirlo. Ed ecco qualcuna di queste belle espressioni, rivolte dall’Allamano alla Consolata, che pos- sono valere per tutti coloro che seguono la sua spiritualità: «Non è infatti la SS. Vergine, sotto il bel titolo di Consolata, nostra madre, e noi suoi figli? Sì, madre nostra tenerissima, che ci ama come pupilla dei suoi occhi»; «Quando le diciamo (con S. Bernardo): “mostrati madre”, non ci potrebbe rispondere: “e tu ti regoli da fi- glio?”. Ci regoliamo noi da figli, da veri teneri figli?»; «Quanti ci vogliono bene perché ci chiamiamo: Missionari della Consolata»; «Siamo fortunati, perché la gente non può no- minare noi senza nominare la Madonna Con- solata». Essere «della Consolata» è davvero un grande onore, ma anche un forte impegno che ci lega direttamente alla missione. P. Francesco Pavese

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